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lunedì 19 aprile 2021

Animali fantastici e come salvarli

La "Lega nazionale per la difesa del cane" ha promosso questa raccolta, cui mi è stato offerto di partecipare con un racconto (breve).

Questa la copertina dell'opera, che racchiude i racconti di numerosi autori italiani.


Questa invece è l'immagine scelta per il mio racconto:

Si tratta di una bella occasione per fare beneficienza e per leggere lavori brevi e sfiziosi. Lo trovate qui e sugli store (sia in cartaceo che digitale).

Buona lettura.





 

 

martedì 9 marzo 2021

Le argonautiche degli abissi

E venne il 9 marzo.


Ho lavorato a un romanzo che mi era stato proposto mesi fa (sì, non l'ho fatto di mia iniziativa ma è stata una proposta di un editore), ovvero la riscrittura in chiave lovecraftiana de Le Argonautiche di Apollonio Rodio. Si è trattato di un progetto che prevedeva di dividere l'opera in quattro parti e scrivere la prima è stato un grosso impegno e una soddisfazione. Ho preso la narrazione originale e l'ho infarcita dei miti del "Solitario di Providence" rileggendo il tutto da un nuovo punto di vista (sfruttando anche l'interpretazione psico-sociale che realizza il Graves). Nella mia narrazione, quindi, non esistono gli dei greci come li conosciamo ma esiste l'interpretazione che i protagonisti danno di eventi pilotati dai Grandi Antichi, unici veri burattinai del distino dell'umanità. E così tritoni e sirene diventano gli antenati delle creature degli abissi (che avete già sicuramente conosciuto ne La maschera di Innsmouth di Lovecraft), il terribile Forco diventa il Grande Cthulhu e così via.

Giasone, Eracle, Atalanta e tutti gli altri eroi del mito si troveranno a fronteggiare nemici impensabili e raccapriccianti tra mito, intrighi, tradimenti ed epicità.

A questo link trovate il racconto, solo digitale, sul sito dell'editore. Sotto l'immagine della copertina, sulla sinistra, c'è anche un'anteprima di alcune pagine.

Buona lettura!

venerdì 19 febbraio 2021

Punto della situazione

I figli di Ares (che molto probabilmente tornerà al vecchio titolo, L'ira di Ares) sta decantando e a breve sarà consegnato.

Codex Cleopatra è in stesura, la trama era già stata definita ma personaggi inattesi stanno sgomitando per prendersi più spazio narrativo e per complicarmi la vita.

Un racconto è stato accettato per una raccolta di testi per beneficienza e appena avrò gli estremi la pubblicizzerò.

Le Argonautiche degli abissi sono state editate, dotate di tre immagini e di una bella copertina e usciranno per ora soltanto in digitale, la Parte I. Come dite, non vi ricordavate di questo progetto? Vero, non ne ho parlato o ne ho parlato pochissimo. Usciranno il 9 marzo, tremata. E di cosa si tratta? Le Argonautiche? Quelle di Apollonio Rodio? Quelle. Riscritte in prosa più moderna, la mia, con lo stile cinematografico che mi viene riconosciuto e che piace a molti. Senza dei ma con gli Antichi di ispirazione Lovecraftiana. In sostanza ho preso la Parte I delle Argonautiche e le ho rivisitate leggendo tutti i contenuti leggendari in chiave horror e con creature appartenenti ai miti di Lovecraft. Una faticaccia? Certo, ma il risultato è stato apprezzato. Seguiranno le altre parti (le Argonautiche ne hanno quattro)? Credo proprio di sì. Ho lavorato con i Miti greci del Graves, il testo di Apollonio e quelli di Lovecraft passando da uno all'altro cercando di volta in volta la soluzione più eclatante ed eccitante. Sarà solo in digitale ma chissà.

Novità a breve, quindi.

A presto.

martedì 12 giugno 2018

San Michele e i migranti


Sei in giardino che poti la siepe. Quando capita ti allunghi ed estirpi un'erbaccia. E mentre ripulisci il giardino si aggrovigliano idee e soluzioni per risolvere questo drammatico problema dell'immigrazione. Non che sia tuo compito farlo ma i pensieri corrono liberi e i rimandi a questi disperati che cercano fortuna lontano dalla loro terra si fanno pressanti. E a quel punto arriva la soluzione. Dal cielo. Letteralmente. A una spanna da te atterra un cherubino. Con la bionda chioma riccia e fluente e le impressionanti ali bianche. Sorride.
«Sono San Michele Arcangelo e ti ho scelto per risolvere il problema dei migranti» ti fa con voce musicale.
Tu ti sbigottisci e, senza dire una sola parola, estrai il cellulare dai pantaloni e ti fai un selfie con lui.
San Michele si mette in posa poi ti gela mentre ricontrolli le foto.
«Sono come i vampiri, non vengo in fotografia e non mi vedo allo specchio.»
Tu sbuffi e riponi il cellulare, lui ricomincia.
«Dicevo che ho scelto te per risolvere il problema dei migranti.»
Tu torni sul pezzo e annuisci. «Mi hai scelto per la mia caratura morale? Per la mia fede cristallina? Per la mia vivace intelligenza?»
«Ti ho scelto perché sei l'unico a usare il termine flamberga per descrivere la mia spada.»
«Ah.»
Ti porge uno scettro di legno e ti catechizza. «Con questo scettro toccherai la testa di coloro che te lo chiederanno e accadrà il miracolo: verrà trasportato dove desidera, gli verrà creato un documento valido e assegnati una casa e un lavoro.»
Tu non ci credi e lo guardi stralunato. San Michele ti rifila una pacca sulla spalla che quasi ti capovolge. «Vai, che aspetti? Solo un miracolo può sistemare le cose.»
Prima che possa chiedere altre spiegazioni, l’arcangelo decolla e scompare tra le nubi. Tu allora deglutisci e ti assumi le responsabilità di ciò che deve accadere. Fai il pieno alla macchina e parti, diretto a sud, verso uno dei porti degli sbarchi. Riesci a farti ascoltare dalle autorità, affronti i paradossi della burocrazia, eviti l’arresto per un pelo e alla fine riesci a dimostrare il potere dello scettro, facendo scomparire un disperato appena arrivato. Si scatena l’euforia. Un funzionario entusiasta di fa accompagnare da una scorta armata sino al porto, dove sono stati affastellati gli ultimi disperati portati dal mare.
Ti guardano tutti con un misto di ammirazione, timore, invidia e diffidenza. Tu serri lo scettro e ti avvicini agli altri uomini appena approdati. Gli chiedi dove vorrebbe andare, dove sogna di vivere. Lui sussurra una località impronunciabile del Nord Europa, gli sfiori la fronte e questo scompare lasciando uno sbuffo di polvere scintillante.
L’euforia contagia la massa, frenata a stento dai soldati. Tu continui con la tua missione e, uno a uno, fai scomparire tutti i migranti. Tutta la prima ondata, perché dal mare giunge una nuova ondata di gommoni tratti in salvo da una carretta del mare che il Mediterraneo ha risparmiato.
Rifiati e vieni raggiunto da una ragazza carina che indossa una divisa color kaki, giubbetto arancione fosforescente e occhiali da sole.
«Cosa fa di preciso quella bacchetta?»
«Scettro. Lo scettro manda chi colpisco nel luogo dove vuole andare. Gli fornisce un documento valido, un luogo dove vivere e un lavoro.»
«Quindi se un immigrato vuole andare a Monaco di Baviera si concentra e compare là?»
«Esatto.»
«Si concentra sulle isole Fiji e si ritrova in riva al mare.»
«Esatto.»
«Con una casa e un lavoro?»
«Sì, esatto.»
«Ma il lavoro è a tempo indeterminato? Rispetta i minimi sindacali? Apre una posizione pensionistica?» insiste l’operatrice.
Tu sbotti. «Me lo ha dato San Michele, mica la Camusso.»
Guardate entrambi la nuova fila di immigrati appena sbarcati. Lei non sembra capire che non hai voglia di parlare.
«Sai, io ho laurea in Scienze delle Comunicazioni. Con il massimo dei voti.»
Annuisci, senza badare troppo a quel che dice. Lei continua.
«Ho cercato lavoro ma ho trovato solo un posto da centralinista in un call-center. Mi pagavano 800 euro al mese. I primi tre li ho fatti lavorando gratis, come stage, dopo mi assumevano e mi licenziavano, mi riassumevano e mi licenziavano di nuovo. Poi hanno trasferito tutto in Moldavia e non mi hanno riassunta più. Ora faccio l’operatrice sociale.»
«Vedo. Ti pagheranno meglio, immagino.»
«Mi danno il rimborso spese, solo questo» ti regala un sorriso infelice. «Vorrei farmi una famiglia ma il mio moroso fa i turni e stiamo pagando il mutuo della casa. Mio papà aveva una piccola azienda che lavorava per il Comune. Il Comune ha smesso di pagare ma lo Stato pretendeva ugualmente il pagamento delle tasse, le tasse su un lavoro non pagato. È fallito. Aveva sette dipendenti.»
I vostri sguardi si intrecciano. Capisci davvero cosa pensa quando scatta verso di te, afferra lo scettro e se lo picchia in testa.
La donna scompare, come accaduto a tutti gli altri migranti, lasciando uno sbuffo argentino che svanisce luccicando.
Hai un attimo di sbandamento, poi ti accorgi che tutti gli altri operatori hanno visto cosa è accaduto. E capiscono. In un attimo sei sommerso dagli italiani, che prendono a testate lo scettro e scompaiono. Poi arrivano i migranti, un fiume umano che si aggiunge all’altro. Una marea di persone che scappa. Uomini e donne che si accalcano su ti te sino a soffocarti, scomparendo uno dopo l’altro.
Ti ritrovi a terra, sudato, con il fiato corto, ma hai spazio e l’aria fresca del mare giunge a recarti nuovo sollievo.
Ti rialzi e scopri il porto deserto. I gommoni dondolano, schiaffeggiati dalle onde. I mezzi di assistenza e del personale sono abbandonati. Le bandiere e i gabbiani garriscono.
Senti delle voci e vedi altri militari e il personale dell’accoglienza che corrono verso di te.
Il funzionario che gestisce la situazione ti prende sottobraccio e ti racconta che ciò che stai facendo è stato comunicato ai politici che contano, a Roma. Ti dice che stanno preparando una legge. Che il potere che ti è stato dato forse è troppo per un uomo solo. Ti dice che non è corretto spedire tutti dove desiderano senza domandare il permesso agli altri Stati, senza chiedere un centesimo, senza pensare alle conseguenze. Ti dice che il tuo miracolo sta compromettendo accordi, contratti, affari. Che arriverà anche qualcuno dal Vaticano, che c’era un giro economico attorno alla gestione dei migranti, che hai pestato i piedi a qualcuno e che adesso ti serve protezione.
Pensi alla tua vita, buttata per colpa di un miracolo. Pensi alla tua nuova vita, grazie a un miracolo. E ridi, stringi lo scettro e te lo appoggi alla fronte.

giovedì 18 dicembre 2014

Buone Feste

Auguro a chi mi legge buone feste. No, aspetta, dai, auguro buone feste anche a chi non mi legge. Però chi non mi legge non sa che gli auguro buone feste, quindi tanto vale che auguri buone feste solo a chi mi legge.
Se non lo avete già scaricato vi invito a scaricare il mio racconto steampunk Codename: Spring-heeled Jack da questo sito. E' il prequel di Codex Gilgamesh ed è gratis, prendetelo come un regalo di Natale. E non è vero che non costando nulla non vale nulla.
Vi segnalo anche l'uscita del secondo episodio di Infernal Beast, edito da Dunwich Edizioni. Si intitola Feras Infernalis, ed è un mio ennesimo lavoro steampunk. Lo trovate qui.
Cosa sto facendo? Scrivo parecchio ma a caso, su opere diverse. E qualcosa bolle in pentola. Vedremo.
A presto.

lunedì 15 settembre 2014

Codex. Piano dell'opera

Mi era frullata per la testa l'idea di scrivere Il sigillo dell'Acqua. Idea scartata. Definitivamente.
Mi sono quindi concentrato su Codex Gilgamesh. I lettori chiedono un seguito. Non lo so. Ho fatto la proposta all'editore, che ha gradito, soprattutto in vista della virata chtulhiana che sta prendendo il tutto. La cosa però è mastodontica, cioè, dovrei impegnarmi solo per realizzare questo progetto. Ripeto, non lo so. Due, forse tre seguiti per Codex? Due più qualche spin-off? Non lo so. Intanto la situazione è evoluta. Vediamo a che punto siamo, in italico i racconti, in grassetto il romanzo. Le opere non sono in ordine di pubblicazione ma in ordine temporale.

Codename: Innsmouth - DA PROPORRE. E' il secondo spin-off, un racconto lungo, che introduce alcuni personaggi che torneranno nel racconto successivo (temporalmente) e, forse, nel seguito di Codex. Qui la contaminazione di Lovecraft è inappellabile: tutto il racconto si svolge nella cittadina inventata dal Genio di Penzance, anche se trent'anni prima della sua opera La maschera di Innsmouth. Qui i protagonisti sono agenti segreti americani che hanno a che fare con quelli-degli-abissi.

Codename: Spring-heeld Jack - PUBBLICATO. E' il primo prequel, un racconto che narra dell'incontro da Victor barone di Frankenstein e, appunto, il leggendario Spring-heeld Jack.

Codename: Lymbakr - IN EDITING. E' il primo spin-off di Codex Gilgamesh, un racconto che dovrebbe uscire a breve e che parla di Brian, un "cacciatore" di Sua Maestà la Regina Vittoria, che condizionerà gli eventi di Codex Gilgamesh. Brian è alle prese con misteriosi ritrovamenti ad Anse-aux-Meadows, a Terrranova, e con una razza di abitatori del profondo (simili a quelli creati dalla fantasia di Lovecraft ma intrecciati con la mitologia nordica).

Codename: Cleopatra - DA SCRIVERE? Qui vige il punto di domanda, qualcuno l'ha chiesto benché si conosca, in parte, l'epilogo. Se va in porto il precedente, dovrei recuperare alcuni dei protagonisti per intrecciarli a quelli di Codex. Trama? La ricerca di Cleopatra, ovviamente, ma dagli occhi di terzi.

Codex Gilgamesh - PUBBLICATO. E' il romanzo steampunk che narra della ricerca dei Creatori da parte di Frankenstein, che trova e resuscita Gilgamesh.

Codex Ziusudra - BOH. Potrebbe essere il seguito di Codex oppure il terzo. Devo pensarci. Tratterebbe del tentativo di Gilgamesh di recuperare il veicolo usato da Ziusudra per salvare le specie viventi dal Diluvio.

Davvero, per ora vedrò cosa riesco a fare con i prequel/spin-off, poi, chissà.

venerdì 11 luglio 2014

Codename Spring-Heeled Jack

Codename Spring-Heeled Jack è un prequel e si svolge qualche anno prima dei fatti narrati di Codex Gilgamesh. Si tratta di un racconto, né troppo corto, né troppo lungo. Per tutti. E, soprattutto, è gratuito. Non avete alibi se non lo leggete.
La speranza èp che invogli a leggere Codex Gilgamesh chi non l'ha fatto. E che aggiunga qualcosa a chi invece lo ha già letto.
Lo trovate su Smashword.
Sommergetemi di download.
A presto 

venerdì 7 marzo 2014

La citta di Acri, il Regno di Cesse e il sultano Babi

Quella che vi narro è una leggenda del popolo Cananeo, o per lo meno, per tale viene spacciata da chi me l'ha raccontata. Come egli fece con me, io faccio con voi.
La storia che vi voglio narrare è ambientata tanto tempo fa, in quel crogiolo di popoli che fu la mezzaluna fertile. Questa storia narra le vicende della città operosa e felice di Acri. Questa città vedeva i suoi abitanti produrre armi complesse ed efficaci per il tempo che avevano permesso ad Acri di mantenersi libera dalle conquiste e prospera. Gli abitanti erano tanto affaccendati ed efficienti che avevano smesso di occuparsi delle questioni della loro città per dedicarsi ai propri mestieri e avevano conferito a un consiglio di capitani del popolo il compito di amministrarli.
Un brutto giorno il sultano Babi convocò il re di Cesse, suo vassallo, per informarlo di come gli fossero giunte voci di movimenti di popoli nomadi che, dalle terre ancora più a oriente, minacciavano di invadere le terre di Cesse prima e quelle del sultano poi. Visto l'amore cavalleresco che li univa, il sultano di Babi decise di aiutare il re di Cesse ma, nonostante il gran numero di soldati, c'era la possibilità che il regno di Cesse sarebbe caduto. Anche il regno di Cesse produceva armi ma lance e spade e scudi erano di gran lunga inferiori a quelli a disposizioni dei nomadi.
- Come farò allora? - domandò il re di Cesse.
- Conquista Acri - gli suggerì il sultano - gli uomini di quella città producono armi molto migliori di quelle fatte dai tuoi schiavi e potrai farli schiavi a loro volta e mandarli a combattere contro i barbari.
- Ma come faccio a conquistare una città che ha armi più potenti? - si lamentò il re di Cesse.
- Hai molto oro, usalo.
- Ma con l'oro non si fanno armi potenti.
- Usa l'oro per corrompere i capitani del popolo di Acri, sciocco! Così essi ti consegneranno la città senza colpo ferire.
E così fu. Il re di Cesse mandò degli emissari, riempì d'oro i capitani di Acri che gli aprirono le porte consegnandogli la città e mantennero il potere come valvassori di Cesse e del sultano Babi. L'invasione dei nomadi fu arginata al prezzo della vita e della libertà di Acri ma Cesse visse altri lunghi lustri di splendore.
La morale di questa favola potrebbe essere riassunta nel fatto che l'oro arriva dove non arriva l'acciaio oppure nel fatto che ogni uomo libero rimane tale finché cura i propri affari e non li delega ma la storia non finisce qui.
La storia che mi è stata narrata giunge da fonti cananee e ho approfondito l'argomento. I cananei l'hanno ereditata dai mitanni e dagli ittiti, e questi dagli assiri, che a loro volta l'hanno sentita dai babilonesi che, infine, l'hanno appresa dai sumeri. E la storia che scrissero i sumeri non termina qui, ma continua, anche se per molto poco. La storia sumera narra che un giovane di Acri non accettò ciò che era successo e che non si piegò agli accaduti. Questo giovane, privo di legami ma colmo di coraggio e sdegno, decise di immolare la propria vita alla Dea della Vendetta e iniziò a trovare e macellare i capitani del popolo che avevano venduto la città. Uno a uno caddero tutti, loro e le loro famiglie, trucidati dall'ira del vendicatore. Il re di Cesse fu trovato avvelenato e il sultano Babi perì durante una battuta di caccia, trafitto da una freccia. Questa aggiunta non cambia l'esito della storia, ma ne altera la morale: basta un uomo solo a raddrizzare i torti.
Si capisce come i popoli che ereditarono la storia, dai babilonesi in poi, e tutti con forme politiche più vicine agli imperi che alla federazione di città-stato come i sumeri, alterarono la storia per nascondere il vero finale: i pastori non vogliono che gli agnelli sappiano che possono mutare in lupi...

mercoledì 18 dicembre 2013

Novità natalizia

Dopo una lunga gestazione, Watson Edizioni ha pubblicato l'antologia Horror Storytelling che contiene il mio racconto steam-fantasy Il krakle di Cala na Kreige. Il racconto è il primo ispirato dalla figura di sir Argail O'Connor, investigatore ed elfo irlandese e che appartengono alla serie I diari di Edward Templeton, che si arricchiranno a breve di nuovi e inquietanti episodi.
Ne Il krake di Cala na Kreige, sir Argail è incaricato di fare luce sulla sparizione di uomini e donne avvenuti nella cittadina scozzese di Stonehaven. In un susseguirsi di colpi di scena e orrore, sir Argail e il suo assistente Edward scopriranno la sconvolgente realtà che si nasconde dietro una tranquilla e pescosa cittadina.
L'antologia Horror Storytelling contiene un'altra trentina di racconti a sfondo horror, per chiunque volesse regalarsi qualche brivido. La trovate su Amazon, su Libreria Universitaria, su IBS.
Buona lettura e buone feste.

martedì 7 maggio 2013

Chuang-tzu e la farfalla - in uscita

Brian McCloud è un investigatore di Scotland Yard incaricato di far luce sul decesso di Richard Dixon,  giocatore spirato in concomitanza della morte del proprio personaggio virtuale, durante una partita di VitaNova, gioco fantasy on-line che conta milioni di utenti. Nel corso dell'indagine, Brian si renderà conto di come i confini tra realtà virtuale e realtà siano più labili di quanto si aspettasse.
Chuang-tzu e la farfalla è un mio racconto contenuto nella raccolta La realtà in gioco. Storie straordinarie per vite ordinarie, Editzioni Multiplayer.it, in libreria o su IBS.
Ecco la copertina.


A questo indirizzo trovate una scheda del libro.
Spero vi piaccia.
A presto.

mercoledì 15 settembre 2010

Mail da un amico - Parte VII

[...] Ciao, ti ho dato retta perché hai ragione, ma non è servito. Ero arrivato a un punto di equilibrio che pensavo potesse reggere: compravo la carne migliore rintracciabile a Fort William e la lasciavo nella scodella che fu di Nessie, assieme a un bicchierino di whisky. Il mio sgradito ospite pareva aver apprezzato le mie gentilezze e abbiamo passato un periodo di convivenza forzata che, se non posso definire piacevole, almeno è stato privo di turbolenze. Io gli fornivo viveri e alloggio e lui sistemava la casa, ritrovava gli oggetti persi e faceva quanto occorreva per occuparsi di ogni faccenda.
La settimana scorsa è successo l'imprevisto che mi ha riportato alla dura realtà. Forse la carne non era di buona qualità, forse ho esagerato con il whisky... non ho idea di cosa possa essere cambiato (ed è proprio questo che mi spaventa: non ho più controllo) ma lui è uscito di casa per fare uno spuntino.
Il giorno dopo la figlia di Marc Bakeley è stata trovata in camera sua e hanno faticato a rimetterne insieme i pezzi. Padre Matthew [il pastore anglicano], ha fatto un'omelia che ha messo i brividi a tutti per la cattiveria con cui si è scagliato contro l'assassino. Temo per la mia anima e prego Dio che faccia qualcosa: ho paura di comandare il mio sgradito ospite mentre dormo, mentre sogno. Ho paura che non sia lui a decidere chi uccidere, ma che lo faccia per recarmi un servigio, per essere apprezzato, non soltanto per bieca vendetta contro di me. Non riuscivo a reggere la situazione.
Ho più volte pensato di gettarmi nel Linnhe con il medaglione per portare con me la mia maledizione. Quando ormai avevo pianificato il mio suicidio reperendo grosse pietre da legarmi ai piedi e una barca da noleggiare dalla quale buttarmi, mi è tornata in mente le chiacchierate che facemmo sui luoghi che avevi visitato sulle isole britanniche. Mi avevi parlato di Stonehenge, Salisbury, dei castelli del Galles, dela Cornovaglia, e di quela città, della Seconda Gerusalemme, di Glastonbury, nel Somerset, con il suo corollario di santoni, mistici e negozi specializzati in esoterismo. Ho fatto qualche ricerca su Google, ho trovato un tipo di nome Ryan che oltre a gestire un interessantissimo blog e un sito di mistero, possedeva un negozio di oggettistica soprannaturale e curiosità religiose a Glastonbury. Ho avuto uno scambio intenso di e-mail, ci siamo parlati al telefono e ho deciso di affidarmi a lui e sono partito.
Da quello che ricordo dei tuoi viaggi, potresti anche esserci entrato con Paolo e Lorenzo: si chiama The Esoteric Shop, è un buco incastonato tra il supermercato e l'entrata del Tourist Office. In vetrina c'era esposto di tutto, ma la chicca erano le statue di oscure divinità che tu conoscerai sicuramente ma senza le quali si può vivere ugualmente felici. Guardando gli scaffali per la prima volta ho pensato che le persone interessate a queste cianfrusaglie devono essere davvero ben strane. C'erano libri colme di leggende sul GRAAL, sui folletti (un libro che ho spulciato con molto interesse), sulle ricette, sulle pozioni, sulla magia. Per non parlare delle statuette: di vetro, plastica, coccio, di qualsiasi cosa.
C'erano un pavimento di legno con listelli a lisca di pesce, librerie alle pareti e un tappeto persiano con un tavolino pieno di chincaglieria e una poltrona rossa. Aleggiava un aroma vago di spezia che non avevo mai sentito prima.
Questo Ryan, è un ragazzo che potrebbe avere la tua età ma non è molto alto, è tondo in viso e sfoggia una corporatura robusta della quale va molto fiero. E' rotolato fino a me e abbiamo chiacchierato del viaggio e del tempo. Quando tra noi sono terminati gli argomenti più futili ed è sceso un silenzio davvero ingombrante, lui mi ha chiesto se poteva vedere il medaglione. Quando ho annuito e infilato la mano nel soprabito, Ryan è uscito, ha controllato che non ci fosse nessuno per strada e ha girato il cartello OPEN su CLOSED, chiudendo a chiave la porta a vetri. Ha spento la luce del negozio, che è precipitato in una penombra soffusa e magica ed è rimasto illuminato soltanto dai lampioni della strada, e ha acceso la lampada d'acciaio del bancone.
Ho appoggiato il medaglione sotto la campana di luce, lui ha indossato dei guanti in lattice e preso uno di quegli ingranditori che usano gli orefici; ha studiato il monile a lungo, senza dire una parola. Lo rigirava, passava le dita tra le scanalature ed esaminava ogni pollice a pollice con l'ingranditore. Poggiò il medaglione dove l'avevo messo io, chiuse gli occhi, si afferrò la faccia con le mani e rimase immobile e in silenzio fino a quando non mi misi a tossire per finta. Mi fissò e mi chiese come fosse possibile che lì dentro ci stesse un folletto.
Annuii e gli spiegai che ero lì per scoprirlo e che sarebbe stato lui a dovermelo dire.
Mi spiegò che non era un archeologo ma poteva affermare senza difficoltà che il medaglione era molto antico, anche se non sapeva quanto. La sua faccia tonda e piena attraversò tutte le espressioni di dubbio e sconforto, poi si illuminò e Ryan prese la porticina che si apriva dietro il bancone, scostando la tenda rossa ricamata con fate, funghi, unicorni, folletti e tornò con una scatola pesante, rettangolare; appoggiatala e apertala, ne trasse un libro rilegato in pelle e decorato con animali stilizzati simili a quelli del medaglione. Ripresi il monile e lo infilai in tasca.
Ryan sussurrò che il libro contenesse tutto lo scibile umano sulle diavolerie come il mio gingillo e cominciò a cercare qualcosa che lo riguardasse. Quando aprì il libro, l'odore della pergamena, del cuoio e della polvere si mischiò a quello dell'incenso e delle spezie, facendomi starnutire; Ryan girò le pagine come un religioso alle prese con un testo sacro. Dopo minuti di silenzio snervante, mi appoggia sul bancone, mi allungai verso il libro e sbirciai sulle pagine miniate.
La pergamena era scritta in latino, a mano, ed era ricca di immagini, vergate con il medesimo inchiostro bruno del testo. Sulla pagina dove Ryan leggeva, c'erano i disegni di un vecchio con una lunga barba (un druido forse), e di alcuni gioielli (collane, anelli e una spada) con decorazioni simili a quelle del mio ciondolo. Alcune parti del testo parevano gaelico ma non riuscii a decifrarle.
Ryan mi intimò di non leggere con voce calma: a quanto pare c'erano rivelazioni su Cose che ci circondano e che non vediamo tanto raccapriccianti da portare alla follia.
Provai un lungo brivido, mi allontanai dal bancone mi buttai sulla poltrona di pelle scarlatta che restava alla destra del mobiletto sommerso di cianfrusaglie.
Graffiai il silenzio della lettura per chiedergli se mi credesse e mi diede una risposa che non dimenticherò.
«Non vedo perché non dovrei» disse continuando a leggere. «C'è chi crede nei fantasmi, nei miracoli, e persino chi crede ai governanti. Se un operaio crede alla politica di un leader di destra, perché io non dovrei credere ai folletti?»
La risposta mi lasciò uno strano sapore in bocca, poi Ryan cambiò discorso e centellinò informazioni sul Piccolo Popolo e sulle leggende che lo riguardavano. Dopo una lunga ricerca, mi invitò dalla sua parte del bancone per guardare quel che aveva trovato.
Sbirciai sulle pagine di pergamena e Ryan mi spiegò che si trattava di un "famiglio", e nella fattispecie di un brownie. Il disegno era esplicativo nel suo repellente minimalismo. Il mostriciattolo era alto sessanta centimetri, aveva carnagione scura, pelle scura e grinzosa, un naso lungo e le gambe storte. Ryan lesse che un brownie amava terminare i lavori degli uomini in cambio di un po' di latte, miele e biscotti; non amava essere criticato e in caso di tensioni con il padrone, diventava permaloso e si dilettava in perfide burle. Perfide burle. Mangiare Lassie e sbudellare i miei vicini non rientra in quel concetto.
Rimaneva da capire che cosa ci facesse il mostriciattolo dentro un medaglione ma Ryan mi espose la teoria che aveva preparato: a suo avviso, il brownie era legato al medaglione a causa di una punizione subita dal suo signore, che lo obbligò a esaudire i desideri dei suoi padroni.
Dopo quanto sviscerato da Ryan, i fatti cominciavano a prendere una piega se non scientifica, almeno riconducibile a rapporti di causa ed effetto. Il signore del mio sgradito ospite lo aveva punito rinchiudendolo in un medaglione affinché facesse da schiavo a chi entrava in possesso del monile. Presi a camminare per il negozietto colmo di cianfrusaglie e dopo aver girato attorno al mobile e alla poltrona, formulai la domanda che più mi premeva. Potevo liberare il mostriciattolo dalla sua punizione oppure renderlo al proprio signore?
Ryan fece una smorfia, si grattò la testa e mi fece un nome.
Gwyn ap Nuud.
A stare alle incisioni sul monile era lui il signore del brownie. Gwyn ap Nuud, il Signore delle Fate e il sovrano dell'Annwn, il regno dei morti. Non era una bella prospettiva.
Quando chiesi a Ryan come restituire il monile, mi guatò con occhi piccoli e cupidi, come se bramasse il medaglione; mi disse che era un azzardo e che l'oggetto che avevo trovato era prezioso. Provò in mille maniere ma non riuscì a convincermi; il fatto che il medaglione fosse legato a me lo fece desistere e lo convinse ad aiutarmi a restituirlo al Signore delle Fate. Infagottò il librone, lo ripose nella sua scatola e lo prese sotto braccio; mi invitò a seguirlo e uscì dal negozietto eccitato come un bambino.
Appena uscimmo cominciò a piovere, il cielo si illuminò e un tuono brontolò in lontananza. Ryan camminava spedito, entusiasta e la faccenda mi preoccupò. Parlammo su cosa doveva essere fatto. Eravamo diretti alla collina del Tor, nonostante facesse ormai buio e la pioggia avesse cominciato a battere la città. Dal Tor Ryan avrebbe evocato Gwyn ap Nuud con un antico rituale affinché si riprendesse il monile. Rabbrividii all'idea che esistono fatti e persone che sfuggono alla comprensione razionale degli eventi. Ryan mi disse che era la prima volta che provava a fare una cosa del genere e che non sapeva nemmeno se esistesse Gwyn ap Nuud. Ma c'erano delle istruzioni, c'erano delle parole, delle frasi, un rituale da compiere, un posto dove farlo. Noi eravamo nel posto giusto e avevamo le parole giuste. Sperai che fossimo anche le persone giuste.
Ryan accarezzò la scatola che aveva infilato sotto l'impermeabile e procedette spedito verso la collina del Tor, alla periferia nord di Glastonbury. Pioveva che Dio la mandava. O forse non era il Dio dei cristiani ma il Dio celtico della pioggia. O forse era il Dio gaelico, o quello anglio. Insomma, non so chi mandasse quella pioggia sottile, sferzante, fredda e cattiva, ma so che era metà giugno e una pioggia del genere doveva per forza orchestrarla qualcuno perché non aveva nulla di naturale. Settimane fa non avrei dato alcun peso alle parole di invasati come Ryan, e non avrei dato alcun credito a un certo tipo di pubblicazioni. Ora quel libro mi spaventava e a ogni vicolo mi guardavo intorno, e indietro, scorticato dalla paura di incontrare cose che non credere esistere.
Iniziammo la scalata alla collina del Tor che il cielo sembrava una lastra di nero granito spezzata da fulmini bianchi e forcuti. I tuoni scoppiavano come i moschetti degli inglesi a Culloden e il buio era tale che la torre del campanile di San Patrizio, sulla sommità della collina, nemmeno si intravedeva. Salimmo incespicando lungo il sentiero sull'erta e mi accorsi di essere arrivato in cima soltanto per via della pendenza che scemava. Camminai come un cieco aggrappandomi all'impermeabile di Ryan ed ebbi un tuffo al cuore Ryan entrò e, finalmente al riparo dalla pioggia, accese una lampada portatile.
Lo insultai, scosso dalla scoperta: avevamo attraversato la campagna umida e buia e lui non l'aveva usata. Fece spallucce e non prese sul serio la mia rabbia: conosceva la strada a memoria e non voleva consumare le batterie. Mi chiese di reggere la lampada, sfoderò il libro curandosi che non fosse raggiunto dalla pioggia e cominciò a leggere una formula presa dalla pagina con i disegni simili alle celtic knoth del monile.
Ryan parlò una lingua che sembrava gaelico ma che mi diede i brividi perché non ne riconobbi le parole ma che la mia anima percepì essere molto più antica più di qualsiasi dialetto che ancora sopravvive negli angoli più remoti di Albione, molto più antico della lingua che parlavano i nostri antenati quando combatterono i Fomori, una lingua che affondava le sue radici nei giorni in cui erano le donne a governare il nostro mondo e a tramandare la discendenza. Non chiedermi altro perché non saprei come spiegartelo, è stato un brivido, è stata la rivelazione di qualcosa di ancestrale. Non saprei come tradurti ciò che è stato detto da Ryan, non saprei nemmeno riportare i suoni gutturali e tremendi che emise. Soltanto quel nome risaltava su tutto. Gwyn ap Nuud. Gwyn ap Nuud. Gwyn ap Nuud.
Quando terminò di recitare l'invocazione uscimmo dal campanile. Il cielo stellato si aprì sopra il Tor e le nubi vorticarono, come se fossimo nell'occhio di un ciclone. Il frastuono, un fragore come di una cascata divenne insopportabile e un odore putrido e antico giunse dalla campagna, togliendomi il respiro. Attorno a noi, i campi verdi separati dalle staccionate svanirono in un oceano di bruma luminescente che catturava il chiarore delle stelle e della luna. Mi scoprii immerso in un mare di luce, su quell'isola di vetro che prende il nome di Avalon.
Dopo minuti di silenzio che picchiava come un fabbro, l'odore putrescente scomparve, il cielo si richiuse e il buio, il freddo e la pioggia di Glastonbury tornarono a insinuarsi sotto i nostri vestiti.
Domandai a Ryan se pensava che avesse funzionato ma egli ripose il librone nella fodera e nella scatola. Mi disse di guardare se avevo ancora il medaglione con me e frugai nella tasca.
Il medaglione era ancora con me.
Mi caddero le braccia ma la mia delusione non contagiò Ryan, che mi assicurò che prima o poi qualcosa sarebbe successo. Si precipitò giù dalla collina fischiettando, io lo seguii senza dire una parola. Il cielo si era rasserenato e la luna illuminava i campi e il sentiero che riportava in città. Raggiungemmo la strada che andava verso il centro e da lì in un batter d'occhio superammo il pozzo del Sacro GRAAL e l'abbazia dove era sepolto Re Artù. Mi parve di correre per rimanere al passo di Ryan ma quando arrivammo al b&b dove alloggiavo non avevo il fiatone e non mi sentivo stanco.
Ryan sorrise e mi strinse la mano sulla soglia del giardino che conduceva alle camere. Potevo tornare a Fort William e confidare che presto sarebbe accaduto qualcosa.
«Presta fede» mi disse: «qualcosa accade sempre, prima o poi.»
Avrei voluto insultarlo e dargli del ciarlatano ma non aveva voluto una sterlina per l'aiuto e così, sconsolato, convenni con lui che sarebbe stato meglio ritornare a casa. Ryan si allontanò lungo la strada che affogava in una polla di buio indefinibile ma quando passò sotto un lampione, per un attimo, soltanto per un attimo indefinibile e terrificante, ebbi l'impressione di scorgere una coda puntuta muoversi sotto il suo impermeabile.

lunedì 17 marzo 2008

Emozioni

Il 15 è stato il giorno del mio addio al celibato.
Ringrazio gli Osterika Gamberini per il momento di celebrità (Rudy... te l'avevo detto che non dovevi farmi cantare!), ringrazio gli scoppiati di non-so-quale-trasmissione che ci hanno ripreso in pompa magna, ringrazio il Giostr...à e soprattutto ringrazio i Gladiators che mi hanno regalato una serata stupenda (ringrazio tutti tranne quello che ha scelto il pennarello super-indelebile! A ben pensarci mi torna in mente che potrebbe essere stata una mia idea per l'addio al celibato del Poeta...).
Una bella persona si circonda di persone altrettanto belle, ed io ho degli amici stupendi!

Lasciamo un po' di spazio e cambiamo argomento.

Stasera ho aperto il pacchetto della Rundee Taarn edizioni. Al suo interno le prime copie de Il serpente piumato, il mio primo racconto edito. Ora vedremo come va questa avventura. Della copertina avevo già parlato nel precedente post ma stringere in mano il volumetto mi ha dato ugualmente forti emozioni. Ho letto la quarta di copertina con l'estratto e la citazione e ho subito sbirciato all'interno con la stessa trepidazione di un bimbo che apre un regalo di Natale!

Durante la settimana ho aggiunto altre sei pagine a Il Sigillo della Terra, svolgendo un duello che non era previsto per aumentare la tensione e creare un nuovo colpo di scena. Poi ho aggiunto, qualche capitolo prima del duello, un dialogo abbastanza misterioso che lo introduce con la giusta suspence. Ma vi sto raccontando troppo.
Dopo queste aggiunte, volevo anche ampliare la prima battaglia, volevo renderla più drammatica e invece ho scritto una parte che spiega la psicologia di un personaggio che apprezzerete.

Ah, devo ancora lavorare ai "miei" capitoli de La Tela per sistemarli. E' lunedì sera e Vale dorme. Credo che scriverò un po'...

lunedì 10 marzo 2008

Il Serpente Piumato - nuove info

Il Serpente Piumato edito Runde Taarn ha già una copertina e sarà presto disponibile presso librerie ed edicole. Non ho ancora nessuna informazione circa la data di uscita ma soltanto il prezzo di copertina che sarà di 1,50 Euro. E' soltanto un racconto d'altronde, speriamo che la politica del prezzo mostruosamente basso ne incentivi l'acquisto!
Veniamo ora alla copertina, una questione che mi preme(va) molto. La copertina è la seguente:

vi piace?
Prima di rispondere sappiate che mentre la copertina de Il Sigillo del Vento è farina del mio sacco (ho proposto io Raylyn, in quella posizione e con quei colori), su questa non avevo voce in capitolo.
Ho fatto una ricerca su internet e il serpente piumato da me descritto è molto più simile a questo:

oppure a questo:
che altro non sono che la rappresentazione del Quetzacoatl sui templi meso-americani.
Sì, la copertina mi ha deluso un po', in ogni modo "posso tranquillamente sbagliarmi". Il più delle volte, col senno di poi, questa frase è seguita da un altra che suona più o meno così: "detesto avere ragione perché di solito capita quando non vengo ascoltato..."
Ripeto, magari mi sbaglio e la copertina è bellissima.

Veniamo a Il Sigillo della Terra, invece. La terza stesura non è stata ancora mandata all'editore e ciò è, sostanzialmente, un male: già, avrete capito subito cosa intendo, ho aggiunto un capitolo.
Dovevo spiegare quella cosa! Non potevo lasciarla così, fumosa! Dovevo creare anche un po' di tensione con gli elfi ortodossi! Sto dicendo troppo? E poi sono soltanto sette pagine in più, un capitolo piccolo-piccolo... dai...
Il problema è che mi sono venute in mente anche altre piccole cosette che hanno aggiunto tre-quattro pagine alla narrazione... uno scontro in più... un addio... poca roba insomma ma che si è rivelata importante nell'economia della narrazione.

Veniamo infine a La Tela, questo immane capolavoro. L'antefatto è diventato l'epilogo, non avete idea di come siano possibili certe alchimie. Comunque, tutte le ricerche storiche sul rinascimento inglese e i suoi protagonisti hanno dato frutti buoni e sono passato da tre a sei-sette pagine che sviscerano alla fine alcuni misteri che aleggiavano fin dall'inizio. Marco nel frattempo ha sistemato alcune interviste e alcuni passi centrali essenziali alla narrazione, in più ha trovato i nomi dei diavolacci per caratterizzare all'estremo alcune parti. Urca, ho già parlato/scritto troppo.
A presto

martedì 5 febbraio 2008

Il Serpente piumato - racconto edito Runde Taarn

L'avevo detto tempo fa, qualcosa bolliva in pentola. Tempo addietro Leonardo Colombi aveva lanciato l'idea di una raccolta di racconti fantasy che riunisse più autori. La cosa non è andata in porto per un'eccessiva eterogeneità delle opere. Alcune di queste opere, tra cui un mio racconto, hanno suscitato l'interesse della Runde Taarn edizioni che ha deciso di pubblicarle.
Ecco, questa brevemente è la storia della nascita de "Il Serpente piumato", racconto creato ad hoc per una raccolta fantasy e che uscirà in un'edizione dal prezzo veramente increbile di 1,50 euro (il racconto è di una trentina di pagine circa).
Ormai siamo alla correzione delle bozze e penso che tutto riuscirà ad essere pronto per importanti iniziative fieristiche e squisitamente letterarie. Vedremo come procederà anche quest'ennesim avventura.
Veniamo a qualche assaggio su "Il Serpente piumato": è più un racconto fantastico che fantasy tout court e ha richiesto un'incredibile ricerca storica perché parte da fatti realmente accaduti per poi prendere una piega vagamente fantasy. Cosa posso dirvi della trama? Un conquistador sbarca sulle coste del nuovo mondo in cerca di "ricchezze" e scopre che il quetzacoatl non è soltanto l'immagine leggendaria di un dio pagano...
Vi terrò informati, a presto!

mercoledì 24 ottobre 2007

Quetzacoatl e altri mostri

Quella di oggi è stata una giornata importante. Marco è tornato dal viaggio di nozze (e così mi faccio un po' i c*** i suoi...) e abbiamo trovato il tempo di mettere in ordine le idee per La Tela. Se fino ad ora avevamo superato un sacco di scogli in questa tragica navigazione a vista che ci ha costretto a rivedere molte cose in funzione di una trama più organica e siginificativa, ora siamo arrivati alla sintesi finale. Una lunga chiacchierata a ruota libera ha evidenziato nuovi problemi ma soprattutto nuove ed importanti soluzioni che formano il preludio a un capolavoro (e non sto affatto esagerando!). Ora si tratta solo di lavorare sodo per dar loro forma concreta.
Cambiamo progetto. Il seguito de ISDV sarà probabilmente diviso in due parti. Mentre ISDV era diviso in PARTE I, PARTE II e PARTE III, era mia intenzione realizzare per il seguito una PARTE IV e una parte V. La storia va avanti e riprende da dove avevamo lasciato i protagonisti. Non posso aggiungere altro. Ieri ero convinto di aver terminato la PARTE IV quando ho aggiunto due capitoli ai precedenti 13, devo ancora scriverne buona parte ma credo di potercela fare entro la fine del mese. Per quanto riguarda la PARTE V mancano invece quattro capitoli che devono essere stesi per interi. Conto di farlo in Novembre. Seguirà una stampa per l'inzio di Dicembre e la correzione di quanto scritto. Poi per Natale Asengard riceverà il malloppone.
Cambiamo ancora progetto. Tempo addietro l'infaticabile Leonardo Colombi aveva lanciato la proposta di una raccolta di racconti fantasy cui avevo contribuito assieme ad altri appassionati scrittori. Bene, il frutto delle nostre fatiche ha portato ad una proposta editoriale, anche se limitata a soltanto alcuni di noi e individualemnte, all'interno di una collana che si occupa esclusivamente di brevi racconti. Il mio era uno di questi fortunati e probabilmente vedrà la luce a breve. Era più un racconto fantastico che un fantasy classico, guardava i Maya e i Conquistadores sotto un'altra luce. Incrocio le dita e affronto un nuovo progetto.

La forza, anche se nascosta, genera resistenza - proverbio navajo