venerdì 14 dicembre 2012

Un Natale di Fuoco!

Credo che in molti attendessero questo post. E ammetto che ero smanioso di poterlo scrivere. Ebbene, sarà un Natale di Fuoco perché Il Sigillo del Fuoco è finalmente uscito.
L'editore è YouCanPrint e il codice ISBN13 è il seguente: 9788867516445.
Si può ordinare nelle librerie convenzionate con YCP, il cui elenco è disponibile QUI, oppure direttamente su YCP (quando sarà disponibile perché non hanno ancora aggionrato i database). Si trova anche su IBS, QUI. Il prezzo purtroppo non dipende da me, o meglio, io ho ridotto al minimo i diritti d'autore perché all'inizio YCP mi aveva proposto un costo inaccettabile (ho capito che la metà del prezzo di copertina vanno a distributore e rivenditore ma se tu hai un sito, sei sia il distributore che il rivenditore, quindi che fine fa quella parte?). Ma lasciamo perdere la sterile polemica con il PrintOnDemand e veniamo a ISDF: nello scriverlo ho fatto tesoro dei consigli e delle critiche. Non ci sono più battaglie campali con termini che richiedono un diploma in poliercetica e ho posto un po' più di attenzione sui personaggi (e scritta così sembra che prima che non ci fosse!). ISDV vedeva al centro degli eventi la cerca di Gwyllywm e ISDT la cerca di Laoden sullo sfondo di una grande guerra; ISDF vede al centro della vicenda la ricerca di Gabriel degli incantesimi per controllare il Sigillo del Fuoco. Le numerose porte narrative che avevo aperte nei primi due romanzi sono state chiuse e sono giunto a quella che potrei definire come la fine della saga (anche se non si deve mai dire mai). A fine libro troverete anche le schede dei personaggi presenti nel ISDF che hanno avuto ruoli nei Sigilli precedenti: è la soluzione che ho adottato per non inserire il cosiddetto "riassunto delle puntate precedenti" ma consentire comunque un ripasso e una lettura più agevole.
Questa è la terza di copertina, potremmo dire la sinossi:

Gabriel figlio di Lester, giovane mago spontaneo, è costretto a rintracciare presso l'Università di Amaradantis gli incantesimi mancanti per il dominio del Sigillo del Fuoco e si trova impaludato negli screzi tra maghi e inquisitori in seguito agli omicidi commessi dal mezzo-demone Jaquish di Anquelot, suo padrone.
Gwyllywm, elfo di Si'phir, rientra presso gli elfi ortodossi con la chiave genetica per trasfromare gli umani in berserker, macchine da guerra al servizio degli elfi.
Il mezz'elfo Laoden di Alerbia decide di affrontare il padre Vortigern, elfo di Tseller, per vendicare la madre umana che Vortigern ha abbandonato e per distruggere il Consiglio di Kaerwood, la setta che trama per mantenere un equilibrio posticcio tra l'Impero e i Regni Liberi.
Nel terzo Libro della Saga, l'ultima battaglia tra ortodossi e revisionisti e la spiegazione dei misteri che aleggiano intorno ai Sigilli e alla creazione degli umani.

Tanta roba, insomma, tutto, o quasi. La quarta di copertina riporta invece una battuta.

«Tu sei l’essere più incredibile che abbia mai conosciuto. Sei l’essere più potente, più dotato, più erudito, più spregiudicato. Ma sei giovane, e hai commesso un errore, un grave errore. Hai creduto che bastassero la predestinazione, l’estro, la potenza e la raffinatezza della tua Arte a sconfiggere un elfo che prepara questo momento da diecimila anni.»

Veniamo ora alla spiegazione del ritardo della pubblicazione e del cambio di editore. Asengard ha fatto un lavoro splendido con i primi due Sigilli. E' stato tuttavia assorbito da un anno circa da un editore più grande e, benché ISDF fosse pronto due anni fa ha dovuto attendere per un responso. Dopo il cambio di proprietà la nuova aspettativa circa i numeri di vendita del nuovo editore ha bocciato l'idea di un terzo libro, che (e ci tengo a precisarlo) non è stato giudicato nel contenuto. La mancata pubblicazione è data dalle vendite inferiori alle aspettative, non dalla qualità del prodototto.
Incassata la bocciatura ho dovuto procedere in solitaria. Editing, copertina (lo so, non ha nulla a che fare con le precedenti, non c'è nemmeno una bella immagine. A un libro che non sta sugli scaffagli però la copertina non serve!), eccetera, eccetera. Volevo anche fare la copia digitale nei vari formati ma mi chiedevano una assurdità: avrei dovuto pagare 0,45 + iva a pagina per un poi dare all'editore anche parte delle vendite. Il POD non è migliore della EAP, è solo più a buon mercato, soltanto questo.
Allora, spero che ISDF vi piaccia e sono pronto a ogni critica: ho fatto tutto da solo quindi gli errori sono soltanto miei. Vi chiedo solo una cortesia: diffondete la notizia dell'uscita se avete un blog, le poche persone che sono state raggiunte dai primi due libri lo sono state grazie all'impegno e alla presenza dell'editore nelle piccole/medie/grandi fiere e saloni del libro, cosa che ora, purtroppo non è possibile.
A presto,
Uberto

lunedì 10 dicembre 2012

Sua maestà l'anolino

Sua maestà l'anolino è il titolo di un libro curato da Roberto Stefano Tanzi ed edito da Battei (ISBN13: 9788878831667). Il libro è dedicato alla tutela dell'anolino di Parma e contiene racconti di autori parmingiani e ricette (e due poesie in dialetto). In particolare contiene il mio racconto La favola degli anolini di Isabetta: si tratta appunto di una favola ambientata nella Val d'Enza in concomitanza dell'incontro tra Enrico IV e Gregorio VII presso Canossa. Il racconto unisce storia e magia e racconta di Isabetta, una contadina che per trovare una dote decide di patecipare a un bando della Grancontessa Matilde di Canossa...




Questo è l'articolo comparso su "La Gazzetta di Parma" del 5 dicembre sulla bella serata di presentazione al Castello di Felino.

martedì 13 novembre 2012

Cosa bolle in pentola

Anolini.
In pentola bollono anolini.
A breve, edito Battei, la raccolta di racconti Sua maestà l'anolino, dove si trova la mia opera La favola degli anolini di Isabetta.
A presto e buon appetito.

mercoledì 24 ottobre 2012

Multiplayer.it e altre novità

Al concorso letterario Realtà in gioco dell'Editore Multiplayer.it hanno accettato un mio racconto Chaung-Tzu e la farfalla: vi invito a leggerlo, lo trovate a questo indirizzo. Se vi piace votatelo (credo vengano pubblicati quelli che sono piaciuti di più), se non vi piace commentatelo e ditemi perché: sono permaloso e accetto le critiche solo se costruttive! ;-)
Il Sigillo del Fuoco è oramai imminente, ringrazio tutti coloro che mi hanno dato consigli nei loro commenti al post precedente, alla fine ho scelto YouCanPrint.
E' imminente anche Il Risveglio degli Eccelsi che verrà pubblicato da Tribuks.com: vediamo se questa avventura pagherà.
A presto,
Uberto

mercoledì 26 settembre 2012

Nuova linfa?

Mi accorgo che non ho il tempo di gestire un blog. Non come i miei lettori meriterebbo almeno. Allora cerco di aggiornarlo quando giungono accadimenti rilevanti. Rilevanti dal punto di vista letterario. E ce ne sono. Comincio subito con una notizia cattiva.
Asengard non pubblicherà Il Sigillo del Fuoco.
Avete letto bene. Rifiatate, come me. Il problema è di vendite, non è legato alla qualità del testo. Purtroppo il nuovo proprietario di Asengard (Il Castello Editore) non ritiene che le vendite raggiunte da Il Sigillo del Vento e Il Sigillo della Terra garantiscano per il terzo capitolo vendite sufficienti a impegnarsi nella pubblicazione. Me ne dispiace ma non posso far nulla, la decisione è presa ed era indipendente da quanto avessi scritto ne Il Sigillo di Fuoco e di come l'avessi scritto.
Il Sigillo del Fuoco però è già scritto, e da tre anni, ormai. Ho analizzato la situazione con disincanto: nessun editore accetta opere che siano la continuazione di altre già pubblicate e capisco questa scelta. Ora si tratta di capire che cosa fare con l'opera ma non per vedere pubblicata l'opera in sé ma piuttosto per consegnarla ai lettori. Quando iniziai i Sigilli è come se avessi preso un impegno: raccontare una storia, fino in fondo. E qualcuno, oltre a me, in questa avventura, ci ha creduto. Dopo Il Sigillo della Terra, dopo i commenti positivi a entrambe le opere e dopo l'enfasi di alcuni lettori che chiedevano a gran voce quando sarebbe uscito il terzo (e definitivo?) capitolo con e-mail, post e commenti su facebook, non posso lasciarli a bocca asciutta. Devo pubblicare Il Sigillo del Fuoco per schiudere tutte le porte che avevo chiuso, per mettere la parola fine alla storia. Lo meritano i miei personaggi, lo meritano i lettori.
E qui viene la prima buona notizia.
Il Sigillo del Fuoco sarà pubblicato. Come? Sono alla ricerca di sistemi onesti e fino a questo momento ho trovato:
1) ilmiolibro, di kataweb, legato poi al circuito laFeltrinelli. C'è una vetrina, c'è l'opportunità di ordinarlo da web, c'è la possibilità di ordinarlo presso le librerie Feltrinelli di tutta Italia e i miei lettori potrebbero trovarlo con facilità. Inoltre, essendo un sito con dinamiche complesse, è possibile anche che venga notato da altri lettori e che ne esca qualcosa di buono. I migliori testi vengono pubblicati da Feltrinelli. Potrebbe essere un compromesso accettabile. Ci sono però delle complicazioni burocratiche: sarei io a fare da editore e quindi devo assolvere a certi obblighi di legge come depositare delle copie e poi dovrei pagarmi il codice ISBN.
2) youcanprint; anche questo sito sembra dalle valutazioni un buon compromesso, è più a buon mercato di Feltrinelli però assolverebbe agli obblighi burocratici dell'editore in quanto, di fatto, editore, darebbe una copia epub, mobi, eccetera. L'ISBN costa meno ma non garantirebbe gli "optional" di ilmiolibro (la vetrina, eccetera).
Sto valutando, se qualcuno ha idee, suggerimenti, informazioni, è pregato di non tacere. :-)
E le altre buone notizie?
L'antologia Horror Storytelling di Watson Edizioni è in imminente uscita, trovate tutte le informazioni (poche per adesso) sul sito di Watson: all'interno della raccolta, oltrea al lavoro di tanti colleghi, c'è il mio racconto horror ma dal clima steam-fantasy Il krake di Cala na Cregie.
E non è finita: verso la fine dell'anno uscirà un'antologia sull'anolino curata da Roberto Tanzi per Battei con il mio racconto La favola degli anolini di Isabetta, ambientato nelle Val d'Enza ai tempi di Matilde di Canossa.
E ancora: sul sito di Tribuks a breve uscirà la mia opera sui vampiri La rinascita degli Eccelsi in formato digitale.
Come vedete non sono rimasto con le mani in mano.
Rimanete sintonizzati...

giovedì 20 settembre 2012

Meritocrazia. All'italiana naturalmente.

Meritocrazia.
La parola è magnifica, evocativa, ma è soprattutto abusata.
Sono in tanti, in Italia, a evocarla senza sapere che cosa sia. Intanto la meritocrazia è un regime (ma è una semplificazione, in realtà è l’ideologia, la sovrastruttura di tale regime, ma questo è un discorso per addetti ai lavori). La meritocrazia è come la democrazia, la plutocrazia, l’aristocrazia, la monarchia. Cioè, semplificando, è uno degli assetti politico-istituzionali di ciò che noi moderni chiamiamo Stato.
Questo abbaglio è tuttavia il male minore in quanto se ne è commesso uno peggiore.
Meritocrazia non è nato come termine positivo.
Chi lo ha coniato (e come dicevo prima, come termine che indicasse un regime), ovvero Michael Young, non lo ha fatto per elencarne i pregi quanto piuttosto per mettere in guardia dalle contraddizioni e dalla degenerazione del sistema stessa. Young oltre che un sociologo, era un politico del Labour Party e l’opera The Rise of Meritocracy (potremmo definirlo come il manifesto della meritocrazia) fu scritta per la Fabian Society, un movimento socialista. L’uso del termine meritocrazia rimanda quindi a una idea dispregiativa appartenente agli ambienti del socialismo riformista che intendeva scimmiottare la plutocrazia (e non è un caso che il termine sia stato coniato in un paese protestante, e anche questa considerazione è per addetti ai lavori) e dimostrare come meritocrazia non fosse altro che una sorta di "diversa plutocrazia".
Tony Blair rilasciò un'intervista dove parlava della meritocrazia del suo partito portando ad esempio un agricoltore che era diventato un membro importante del partito in virtù della propria dedizione e capacità: Blair fu bacchettato da Young con un illuminante articolo sul Guardian nel quale il sociologo spiegava l’uso improprio e positivo che ne faceva il politico (ovviamente senza sapere di cosa parlasse).
Le aziende italiane parlano di meritocrazia ma in realtà intendono Meritorietà, ovvero il principio di organizzazione sociale basato sul criterio del merito M. Lo sanno? Sanno questi illustri imprenditori come si quantifica il merito M?
Sempre nel manifesto della meritocrazia, Young espone l’utilizzo di test di comparazione delle abilità e del QI e pone l’accento sul livello di scolarizzazione S del soggetto: questi, oltre l’impegno E, sono i criteri sui quali si basa il merito e di riflesso le aspettative di carriera di un individuo.
In una gerarchia meritocratica, quindi, le persone con un’alta scolarizzazione dovrebbero occupare posizioni migliori, che sarebbero precluse a chi ha invece un livello inferiore di scolarizzazione; e ancora, per stabilire promozioni e premi a parità di scolarizzazione andrebbero fatti test di misurazione del QI per premiare chi ha più merito.
Per calcolare il merito M si dovrebbe applicare pertanto la formula M = S + QI + E, dove S è la scolarizzazione, QI il quoziente intellettivo ed E l’impegno profuso (l’impegno, attenzione: l’impegno, non il risultato).
In un'azienda che premiasse il merito come è definito dalla meritocrazia, dovremmo avere un merito M costituito dalle componente prima citate.
Vediamo S.
Se troviamo laureati che fanno lavori di diplomati e viceversa, S non discrimina.
Se le aziende non fanno test del QI per giustificare promozioni o aumenti, QI non discrimina.
Cosa rimane di M?
M = E.
Ciò il merito coincide con l’impegno? Questo vuol dire che chi si impegna meno è meno meritevole? No, qualcuno potrebbe obiettare che oltre all’impegno si debba considerare anche il risultato conseguito.
Bene, quindi M = E + G?
Ma anche questa formula di calcolo del merito è imperfetta: chi, a parità di risultato, si è impegnato meno risulterebbe meno meritevole. È così?
Oppure la formula corretta per il merito è M = G – E?
Così l’impegno sembra una condanna.
Allora M = G/E?
M = E + G/E?
O ancora M = (E + G)/E?
Insomma, se fate discorsi di questo genere (e presentate queste formule) a un capo, state sicuri che gli verrà il mal di testa.
Ma allora che cos'è la meritocrazia intesa dagli italiani? Ho fatto una sintesi. Per meritocrazia si intende che sarebbe giusto che emergessero coloro che più e meglio contribuiscono alla crescita dell’azienda dove lavorano, che raggiungono i risultati, che eccellono a tal punto da migliorare il proprio lavoro, quello altrui e la produttività dell'intera azienda.
Splendido.
Esiste già un tale principio di organizzazione e l’impiegato (operaio) più famoso del mondo che ha fatto del "dare il meglio senza accontentarsi per puntare all’eccellenza" è stato un certo Aleksej Grigor’evic Stachanov. Sì, il termine corretto per la meritocrazia all'italiana è stakanovismo (termine che, come meritocrazia, è stato tanto abusato da essere oggi usato fuori dalla sua primeva accezione).
Ma non è sempre e proprio così. Le aziende italiane intendono per meritocrazia un sistema dove chi si occupa delle promozioni fa le promozioni in base a un criterio che autoreferenzialmente ha definito "merito". Una cosa del genere si chiama arbitrarismo o, peggio, cooptazione.
Ecco come dovrebbe funzionare un sistema meritocratico per la scelta del direttore: faccio un concorso dove gli iscritti devono avere certi titoli studenteschi e una commissione valuterà le loro inclinazioni con vari test che attesteranno chi sa fare ciò che deve fare. Questa è meritocrazia.
Promuovere un programmatore capo dei programmatori perché è il più bravo a programmare non è meritocrazia.
Quest'ultimo modo di agire, tra l'altro, incappa nel micidiale Principio di Peter.
Laurence Peter, un sociologo canadese che ha studiato la cosiddetta meritocrazia americana ha notato che in ogni gerarchia l’individuo che eccelle in una mansione viene promosso a una mansione più appagante e remunerativa e che il processo di crescita di tale individuo termina quando questi raggiunge una mansione per la quale non si mostra più sufficientemente competente.
Da qui il Principio di Peter: «in a hierarchy every employee tends to rise to his level of incompetence.»
Il che significa che, con il tempo, ogni posizione della gerarchia tende a essere occupata da un impiegato incompetente per i compiti che deve svolgere e che quindi la struttura diventa inadeguata ad affrontare le sfide.
Insomma, la meritocrazia italiana ha come traguardo l’incompetenza.
Spero di non sentire più parlare di meritocrazia.

venerdì 17 agosto 2012

Howard e Lovecraft

Sto ultimando la lettura di un'antologia con tutti i racconti di Howard con protagonista Salomon Kane. Qualche sera fa leggevo il penultimo racconto: I passi dall'interno e verso le ultime pagine noto una strana mutazione nello stile di scrittura: c'è una maturazione notevole nell'uso dei termini e nella costruzione della frase, anzi, più che una maturazione, un adeguamento dello stile all'orrore che si stava per scatenare sopra gli schiavisti arabi che volevano profanare un'antica tomba con iscrizioni in ebraico trovata nella giungla.
Lo stile di Howard mi sembra più simile a certi racconti di Lovecraf e mi viene un brivido, piccolo piccolo.
Proseguo nella lettura: soltanto Salomon percepisce i passi provenire da dietro una pesante porta di metallo che, una volta aperta, scatena una creatura rossa, di forma gassosa che macella gli arabi e che Salomon riesce a sconfiggere con una verga magica appartenuta agli Antichi abitatori della terra.
I brividi raggiungono l'apice ma non per la scena in sé o per l'accaduto ma perché di mostri di forma gassosa ho già letto altro, nel racconto Il colore venuto dallo spazio, proprio di H.P.Lovecraft il quale, oltre a fare editing, teneva una corrispondenza epistolare con R.E.Howard.
Sì, ho il tremendo sospetto che l'ultimo pezzo sia stato editato da Lovecraft, oppure che egli abbia influenzato Howard sul finale del racconto. Ho cercato su internet ma non ho trovato nulla al riguardo.
I brividi rimarranno.

mercoledì 4 luglio 2012

Prima delle ferie...

L'operazione al legamento crociato del primo di giugno è andata bene e mancano solo due settimane al termine della prima tranche di riabilitazione; dopo mi attendono tre settimane di ferie (ma di esercizi per tenermi in forma altrimenti mi scordo di tornare a giocare a dicembre!). Veniamo qualche informazione letteraria.
Cominciamo con il racconto La magia degli abitatori del prima, selezionato per il numero 5 della rivista Altrisogni: si tratta di un racconto "lungo" (che secondo i miei standard è corto ma va bene così) di tipo fantastico molto ma molto particolare. A breve uscirà in formato digitale e vi dico che non vedo l'ora di averla per le mani. Trovate una mia micro-intervista sul profilo facebook di Altrisogni.
Questa è la copertina del numero 5:


potente direi.
E veniamo ora a un altro racconto, scelto per una raccolta horror del piccolo editore Watson e che vedrà anch'esso luce a breve. Watson è un piccolo ma vivace editore romano cui spedii un racconto chiamiamolo jolly, una sorta di steam-fantasy che tuttavia utilizzava i canoni narrativi e le tematiche dell'horror. Il racconto è intitolato Il krake di Cala na Creige ed è ambientato in un'Inghilterra vittoriana ma ucronica e, soprattutto, steam e fantasy. La particolarità di questo racconto è l'importante ricostruzione storica prima del balzo ucronico e il fatto che si possa definire un racconto lungo (sul serio, perché siamo sulle venti pagine).
Veniamo ora ai romanzi nel cassetto, così ho terminato con gli aggiornamenti.
Ho terminato la ristesura di Tirseno, il med-fantasy/leggendario, che è cambiato parecchio ed è diventato Gli ultimi giorni di Tantalide. Il romanzo Il risveglio degli eccelsi, un horror che strizza l'occhio ai vampiri di Dracula ma ambientato in un'Inghilterra in stile V for Vendetta, è in attesa di riscontri da parte degli editori (che ormai temo non arriveranno mai... dura la vita dell'eterno esordiente!). Il romanzo Frankenstein Incorporated invece, un vero e proprio steampunk, attende una risposta dal premio Urania...
Lo so, ne manca uno. Manca il Trigillo. Spero di avere notizie a breve. O_o

martedì 15 maggio 2012

Concorso Ioscrittore, risultati

Io e Marco abbiamo mandato un lavoro a quattro mani.
Abbiamo commentato gli incipit dei romanzi altrui e abbiamo ricevuto commenti. Il nostro lavoro non è passato alla fase finale (non è risultato tra i primi 200) ma poco male: ci premevano i commenti dei lettori/scrittori sul nostro incipit, perché da essi dipendevano certi lavori di editing che volevamo pianificare.
Ora proponiamo alcuni estratti dei commenti preceduti dal voto che abbiamo ricevuto (non sono tutti e non sono completi) in modo che si possa capire perché rimaniamo perplessi:

8 - La prosa è fluida e curata, cattura e coinvolge. I dialoghi sono credibili e ben strutturati. Non ho trovato nulla da correggere, migliorare o modificare.
4,67 - Tutto è farsesco, i personaggi sono delle macchiette e così l'ambiente all'interno del quale si muovono.
7,67 - L'autore ha una straordinaria capacità di scrittura, con uno stile asciutto e essenziale, fedele ai miti e ai riferimenti di genere, e sa giocare con maestria con i classici del noir e del poliziesco.
3 - Credo che l'autore abbia bisogno di dedicarsi ancora molto alla scrittura, prima di poter cimentarsi in un libro vero e proprio.
7,67 - Buona capacità di scrittura, stile vivace, buoni anche i dialoghi. Il libro non ha praticamente bisogno di alcun editing. Stuzzicante e abbastanza originale, uno dei migliori che ho letto.
5 - Confuso, poco originale sia nel linguaggio che nella trama
7,67 - L'incipit è quasi all'altezza di capolavoro

Ebbene, a chi dobbiamo credere?
Abbiamo scritto un capolavoro o non sappiamo scrivere?
Il punteggio più alto è 8,33, il più basso 3: come è possibile? Il 3 è stato usato per boicottarci?

Qualcuno ha addirittura contestato la battuta perché ci sarebbe un errore. Si tratta di una battuta: se due persone usano tra loro una sorta di slang, cosa devo scrivere per farlo capire: farli parlare come due membri dell'accademia della crusca e specificare che si parlavano in slang? Se un personaggio parla usando "a me mi" siamo noi che non sappiamo scrivere?
Come dicevo a qualcuno, tanto tempo fa, forse non sono soltanto gli scrittori che devono imparare a scrivere ma i lettori che devono imparare a leggere...

Ringraziamo tutti coloro che hanno letto il nostro libro e hanno espresso complimenti e critiche costruttive (soprattutto queste ci saranno di aiuto) perché ne faremo tesoro.

martedì 10 aprile 2012

Gli ultimi giorni di Tantalide

Avevo promesso che avrei fatto una specie di diario in cui "registrare" le correzioni, le aggiunte al romanzo Tirseno che avevo deciso di riscrivere (in parte). Ebbene, mantengo la promessa e comincio con il dire che il titolo è diventato quello di questo post.
Racconterò nel post come è nata la storia, o meglio, come ho costruito l'ambientazione storica. Occorre tuttavia rimarcare come il romanzo non sia storico, ma fantasy, meglio ancora, mitologico.
La scintilla c'è stata con una notizia, e ormai di parecchi anni fa, riguardo alle prove linguistiche sull'origine anatolica degli etruschi. Ho trovato un nome, Tirseno, presunto capostipite dei Tirreni, emigrato dall'Anatolia durante un periodo di carestia.
Chi era dunque Tirseno?
Ho trovato più fonti: una prima lo descrive figlio di Telefo, un'altra figlio di Ati(s), re di Lidia. Su Telefo trovo poche notizie e davvero poco interessanti. Seguo la pista di Ati e qui la faccenda si complica, e quindi si fa interessante. Ati(s) è figlio di Mane(s) ed è tra i primi re della Lidia. Dopo di loro Tmolo e, addirittura, Tantalo.
Le fonti sono confuse. Ati(s) sembra figlio di Onfale, moglie di Mane(s) ma anche Tantalo è dato da alcune fonti come figlio di Onfale, moglie di Tmolo. Là dove i miti si fondono, qualche storico ipotizza la coincidenza, in virtù di Onfale, tra Tmolo e Mane(s) e quindi tra Tantalo e Ati(s).
Tantalo però viene accreditato di alcuni figli importanti: Pelope, Niobe, Lido, Dascilo. Tirseno e suo fratello (o gemello) Tarconte non rientrano tra questi, sebbene il mito ci dica che Tantalo e Dione ebbero un gran numero di figli. Oltre a questo, ho altri indizi, che mi inducono a ritenere le vicende di Tirseno coeve a quelle di Tantalo: l'affaire Pelope.
Pelope venne macellato dal padre Tantalo e offerto come cibo a un banchetto di Dei che, tutti esclusi Demetra, si rifiutarono di mangiare. Ebbene, Demetra non si accorse dell'inganno in quanto disperata per la perdita della figlia, Persefone, rapita da Ade. Durante la cattività di Persefone, Demetra si era rifiutata di far seguire all'inverno l'estate, costringendo l'umanità a un lungo periodo di carestia. Questo accaduto può spiegare la migrazione anatolica dei Tirreni.
Azzardo quindi che Tirseno sia figlio di Tantalo il che mi apre una discreta prospettiva in termini di evoluzione della trama e inserisce nella narrazione personaggi di un certo spessore.
Ora, i protagonisti sono definiti, mi occorre tuttavia definire il contesto storico per quanto riguarda armi, tecnologia, luoghi. Siamo in Anatolia, nelle zone colonizzate dai greci, ma quando?
Indago e tra le varie cose, Pelope risulta nonno di Agamennone. Ho un appiglio: la guerra di Troia (1250/1196 a.C.): il romanzo sarà ambientato tre generazioni prima.
Siamo in piena età del bronzo e la data mi permette anche (attraverso puntuali ricerche) di definire il panorama geo-politico dell'Anatolia: siamo nel periodo della battaglia di Kadesh, combattuta tra egiziani e ittiti (il che mi fornisce anche dettagli sulla tecnologia, gli stili di combattimento, le armi) e la Meonia, la regione governata da Tantalo, comincia a mostrare confini, luoghi di culto, economia. E poi, non dimentichiamolo, ci sono gli Dei!

lunedì 19 marzo 2012

Imprevisti

Sono stato un po' assente.
Cos'è accaduto di bello in queste settimane?
Un infortunio di calcetto mi ha provocato una lesione totale del crociato anteriore sinistro: dovrò operarmi, fare riabilitazione, sarà un calvario.
Nel frattempo, c'è una una bella notizia, letteraria: un mio racconto sarà pubblicato dalla Rivista Digitale di horror, sci-fi e weird Altrisogni. Qui c'è il posto su facebook, qui invece il blog della rivista. Lo ritengo un piccolo successo perché non ho molta familiarità con i racconti e perché è da parecchio che non vedevo un'opera pubblicata.
Asengard è di recente tornata in libreria il che mi fa ben sperare sull'avvicinarsi della data di inizio lavori per l'editing del Trigillo ma nel frattempo non mi sono tenuto fermo e ho riscritto (possiamo proprio dire così perché si tratta di un lavoro che va ben oltre una nuova stesura) il med-fantasy Tirseno e ho deciso che a breve farò una sorta di diario circa i lavori, le ricerche, alcune schede personaggio.
A presto

mercoledì 25 gennaio 2012

Bilanci?

E' un po' che non scrivo. Uso questo blog per sfogarmi, per condividere con i miei lettori lo stato dei miei lavori e perché, ammettiamolo, scrivere mi piace.
Benché non apprezzi i bilanci, mi sono trovato a fare quello del 2011 e a domandarmi se mi sentissi appagato dalla mia situazione letteraria.
Il Sigillo del Vento, Il Sigillo della Terra e Uomini in bilico sono piaciuti e a breve inizierò l'editing del Trigillo. Ho però alcuni dubbi che mi tormentano.
Tra il Sigillo e i Bigillo (come scherzosamente li chiama il mio editore) Ho scritto Tirreno, un med-fantasy/leggendario ambientato nell'età del bronzo e non ho ricevuto alcun tipo di riscontro dagli editori cui l'avevo sottoposto; l'ho ripreso in mano da qualche giorno e ho cominciato a riscriverlo: se non è piaciuto è senz'altro per via di qualcosa legato alla trama che non è stato affrontato nel modo corretto e necessita di una nuova stesura. Poco male, ho un sacco di idee e non mi dispiace lavorarci per migliorarlo.
Ormai da un anno (tra il Bigillo e il Trigillo) ho terminato Il Risveglio degli Eccelsi, un romanzo horror a base di vampiri (veri, mica fighetti) che ha subito la stessa sorte editoriale di Tirreno (silenzio assoluto) ma che, dopo una rilettura fatta in seguito a parecchi mesi di abbandono non ha mostrato problemi, non ha generato nessun desiderio di riscriverlo, aggiustarlo, cambiarlo e mi sembra a posto. E' un male? E' un bene? Temo la risposta e quindi non la cerco.
Ho scritto uno steampunk, Frankenstein Incorporated, con il quale ho tentato il premio Urania e che spero riesca a suscitare l'interesse che merita altrimenti la sua sorte e quella dei due predecessori mi costringerà a una pesante riflessione sul mio stile e sulla necessità di fare qualcosa.
Nel frattempo, tuttavia, ho terminato alcuni racconti e per questi, fortunatamente, si prospetta una sorte più felice che confesserò a tempo debito.
A presto