giovedì 18 dicembre 2014

Buone Feste

Auguro a chi mi legge buone feste. No, aspetta, dai, auguro buone feste anche a chi non mi legge. Però chi non mi legge non sa che gli auguro buone feste, quindi tanto vale che auguri buone feste solo a chi mi legge.
Se non lo avete già scaricato vi invito a scaricare il mio racconto steampunk Codename: Spring-heeled Jack da questo sito. E' il prequel di Codex Gilgamesh ed è gratis, prendetelo come un regalo di Natale. E non è vero che non costando nulla non vale nulla.
Vi segnalo anche l'uscita del secondo episodio di Infernal Beast, edito da Dunwich Edizioni. Si intitola Feras Infernalis, ed è un mio ennesimo lavoro steampunk. Lo trovate qui.
Cosa sto facendo? Scrivo parecchio ma a caso, su opere diverse. E qualcosa bolle in pentola. Vedremo.
A presto.

lunedì 17 novembre 2014

Spaghetti Steampunk

Spaghetti Steampunk. Cos'è? La storia è lunga e ne parlerò con il collega Carlo Vincenzi il 6 dicembre presso la libreria  Miskatonic University di via Squadroni, 10/A, 42121 Reggio Nell'Emilia.
Per l'evento, si può consultare la pagina di Facebook creata ad uopo.
Io e Carlo presenteremo i nostri due romanzi steampunk Codex Gilgamesh e Ultima, la città delle contrade, editi entrambi da Dunwich Edizioni.
Partecipate.

martedì 28 ottobre 2014

Feras Infernalis

Infernal Beasts è un progetto di Dunwich Edizioni che prevede la crezione di una raccolta di racconti di diversi autori tutti incentrati su un futuro post-apocalittico, di genere steampunk.
Uno sciame di meteoriti impatta con la terra recando un agente mutageno che altera la struttura e soprattutto la dimensione delle creature, uomini compresi. In seguito all'impatto, denominato Grande Pioggia, l'umanità si vede decimata e si raggruma in poche sparute città, in costante lotta con queste creature gigantesche definite Bestie Infernali. Dopo anni di assestamento, una nuova classe di cacciatori, per la maggior parte uomini mutanti, gli ibridi, inizia a catturare alcuni di questi bestioni e a proporre combattimenti in grandi Arene. In breve tempo la piccola classe plutocratica che governa le città dà vita a un fertile commercio di bestioni e al fenomeno del collezionismo degli stessi.
Il primo numero è già uscito: si tratta di Libera i cani, un racconto scritto dalla brava Veronica Tomasiello e che trovate a questo indirizzo. Perché vi parlo di Infernal Beasts? Non solo perché è pubblicata dal mio editore ma soprattutto perché il secondo episodio/racconto, quel Feras Infernalis che fa da titolo al post, è opera mia.
Devo ancora cominciare il lavoro con l'editor ma conto, a breve, di fornirvi più succulenti notizie.
A presto.

lunedì 15 settembre 2014

Codex. Piano dell'opera

Mi era frullata per la testa l'idea di scrivere Il sigillo dell'Acqua. Idea scartata. Definitivamente.
Mi sono quindi concentrato su Codex Gilgamesh. I lettori chiedono un seguito. Non lo so. Ho fatto la proposta all'editore, che ha gradito, soprattutto in vista della virata chtulhiana che sta prendendo il tutto. La cosa però è mastodontica, cioè, dovrei impegnarmi solo per realizzare questo progetto. Ripeto, non lo so. Due, forse tre seguiti per Codex? Due più qualche spin-off? Non lo so. Intanto la situazione è evoluta. Vediamo a che punto siamo, in italico i racconti, in grassetto il romanzo. Le opere non sono in ordine di pubblicazione ma in ordine temporale.

Codename: Innsmouth - DA PROPORRE. E' il secondo spin-off, un racconto lungo, che introduce alcuni personaggi che torneranno nel racconto successivo (temporalmente) e, forse, nel seguito di Codex. Qui la contaminazione di Lovecraft è inappellabile: tutto il racconto si svolge nella cittadina inventata dal Genio di Penzance, anche se trent'anni prima della sua opera La maschera di Innsmouth. Qui i protagonisti sono agenti segreti americani che hanno a che fare con quelli-degli-abissi.

Codename: Spring-heeld Jack - PUBBLICATO. E' il primo prequel, un racconto che narra dell'incontro da Victor barone di Frankenstein e, appunto, il leggendario Spring-heeld Jack.

Codename: Lymbakr - IN EDITING. E' il primo spin-off di Codex Gilgamesh, un racconto che dovrebbe uscire a breve e che parla di Brian, un "cacciatore" di Sua Maestà la Regina Vittoria, che condizionerà gli eventi di Codex Gilgamesh. Brian è alle prese con misteriosi ritrovamenti ad Anse-aux-Meadows, a Terrranova, e con una razza di abitatori del profondo (simili a quelli creati dalla fantasia di Lovecraft ma intrecciati con la mitologia nordica).

Codename: Cleopatra - DA SCRIVERE? Qui vige il punto di domanda, qualcuno l'ha chiesto benché si conosca, in parte, l'epilogo. Se va in porto il precedente, dovrei recuperare alcuni dei protagonisti per intrecciarli a quelli di Codex. Trama? La ricerca di Cleopatra, ovviamente, ma dagli occhi di terzi.

Codex Gilgamesh - PUBBLICATO. E' il romanzo steampunk che narra della ricerca dei Creatori da parte di Frankenstein, che trova e resuscita Gilgamesh.

Codex Ziusudra - BOH. Potrebbe essere il seguito di Codex oppure il terzo. Devo pensarci. Tratterebbe del tentativo di Gilgamesh di recuperare il veicolo usato da Ziusudra per salvare le specie viventi dal Diluvio.

Davvero, per ora vedrò cosa riesco a fare con i prequel/spin-off, poi, chissà.

venerdì 11 luglio 2014

Codename Spring-Heeled Jack

Codename Spring-Heeled Jack è un prequel e si svolge qualche anno prima dei fatti narrati di Codex Gilgamesh. Si tratta di un racconto, né troppo corto, né troppo lungo. Per tutti. E, soprattutto, è gratuito. Non avete alibi se non lo leggete.
La speranza èp che invogli a leggere Codex Gilgamesh chi non l'ha fatto. E che aggiunga qualcosa a chi invece lo ha già letto.
Lo trovate su Smashword.
Sommergetemi di download.
A presto 

venerdì 13 giugno 2014

Altra recensione

Mentre prosegue il mio lavoro di editing e scrittura per il progetto Infernal Beasts di Dunwich e uno spin-off di Codex che mostra l'incontro tra Jumpin' Jack e Victor von Frankenstein, ne approfitto per segnalare la recensione di Codex Gilgamesh su Le boss dei libri.
A presto

lunedì 12 maggio 2014

ioScrittore - facciamo le somme, per ridere

Ci sono cascato, anche quest'anno.
Ho partecipato al Torneo letterario ioScrittore della MauriSpagnol, anche quest'anno.
Per chi non lo conoscesse è un torneo dove il tuo romanzo viene valutato dagli altri che fanno valutare il proprio romanzo (e quindi chi partecipa svolge il lavoro di lettura e valutazione). In trecento passano la prima fase (lettura dell'incipit, una breve porzione del romanzo) e il vincitore ottiene un contratto.
Quindi, dicevo, anche stavolta ci sono cascato. E ho ripresentato l'opera che ho scritto a quattro mani con Marco; "male che vada troveremo altre cose da sistemare", questo era il motivo.
Ora, c'è un pregresso, nel senso che questa opera, La Tela, era già stata presentata due anni fa e aveva riscontrato in quella occasione, voti tra loro discordanti: per alcuni lettori era un capolavoro per altri era illeggibile. Nessuno dei lettori di due anni fa (e il lettori sono di solito 15) e ripeto nessuno di quei lettori mi aveva segnalato un punto preciso dove c'era qualcosa che non andava (cosa invece fatta da quelli "nuovi"). Sì, non ci crederete, anche chi l'aveva bocciata non ti diceva dove. Uno dei giudizi, forse il più bello di sempre, di due anni fa era un 4.67 motivato così "non si scherza con la religione". S-P-L-E-N-D-I-D-O. 
Bene, quindi? Quindi quest'anno ho ripresentato la stessa opera, UGUALE a quella d due anni fa. Risultato? La Tela non ha passato il primo turno (come due anni fa).
Ci sono però tre notizie positive.
La prima è che chi l'ha bocciata mi ha detto finalmente cosa non andava.
La seconda è che la media dei voti è superiore a quella di due anni fa, il che mi fa brillare in mente l'idea che non conta soltanto come scrivi ma chi ti legge.
La terza è che farò qui di seguito una critica alle critiche. Un po' per divertirmi, un po' per spiegare quali lavori farò sulla trama.
Si può criticare la critica? Ebbene, il mio ragionamento parte dal seguente punto: il lettore ha sempre ragione. Quindi se uno ti dice che l'opera fa schivo, fa schifo. E se un altro lettore ti dice che è un capolavoro? Allora è un capolavoro. Può essere un opera uno schifo e un capolavoro contemporaneamente? NO. Quindi il punto di partenza è sbagliato: il lettore non ha sempre ragione.
Ma, poiché il più delle volte la verità sta nel mezzo, il lettore ha ragione ogni tanto. Quando? Quando il suo giudizio è EQUILIBRATO. E come faccio a sapere quando un giudizio è EQUILIBRATO?
E qui comincio a divertirmi, facendo un po' di analisi sociologica del concorso.
Il concorso è fondamentalmente assimilabile a un gioco. E in un qualsiasi gioco ci sono tre tipi di giocatori:
1) IL GIOCATORE EQUILIBRATO. Questo tipo di giocatore è uno scrittore che conosce le regole narrative. Probabilmente ha scritto un'opera che va dal leggibile, al mediamente interessante, al capolavoro; è, per tali ragioni, anche un valutatore equilibrato: trova e segnale i problemi, riconosce il valore dell'opera.
2) IL GIOCATORE SUPERFICIALE. Questo è il tipo di scrittore che potremmo definire acerbo: conosce poco i meccanismi narrativi, commette ingenuità narrative e talvolta linguistiche; alle volte tratta gli argomenti senza informarsi su di essi (esempio più classico: decide che la macchina del protagonista è una 500, poi però la narrazione lo porta a scappare a 300 all'ora in autostrada). Sì, avete capito: che tipo di giudizio può venire da questo tipo di giocatore? Superficiale, ovvio.
3) IL GIOCATORE OPPORTUNISTA. Questo tipo di giocatore si suddivide in due categorie: il pignolo e l'utilitarista. L'utilitarista è quello che, prima di dare il giudizio, ha fatto un ragionamento machiavellico e matematico volto a massimizzare il proprio profitto dal gioco. Il ragionamento è il seguente: passano i primi trecento, quindi, più brutte sono le opere che egli legge, più probabilità ha lui di passare. L'utilitarista spera ardentemente che le proprie opere siano orribili e vi cercherà meticolosamente un errore. E tale errore diventerà fondamento di stroncatura totale dell'opera. Breve parentesi: il voto si compone di tre parametri: grammatica, innovazione, profondità di trama e personaggi. Ecco, un giocatore utilitarista che trova un errore di grammatica, ti darà 4 in tutte le categorie, anche se trama e innovazione sono da dieci. Il pignolo è come l'utilitarista, eccezion fatta per il fatto che tale ragionamento è inconscio e quindi non agisce in malafede. Il risultato, comunque, è il medesimo: l'errore trovato diventa ragione di stroncatura, senza se e senza ma. hai scritto qual'è? E' tutto fatto male. E ovviamente, questo genere di giocatore si guarda bene dal commentare i tre ambiti del voto ma rimarrà soltanto a rimarcare il singolo errore che ha trovato.
O meglio, io i giocatori, da politologo, me li immagino così.
Vediamo, ora, quali sono i giudizi de La Tela. Vediamo in base a quali indicazioni io e Marco potremo migliorare la nostra opera. Darò a ogni voto un giudizio a seconda che lo ritenga S(uperficiale), O(pportnista) oppure E(equilibrato).
Di seguito riporto i voti, avendo fatto un banale copia-incolla dalla mia pagina personale.

VotoGiudizio
7.33Con un ottimo linguaggio e una scrittura piacevole e curata viene delineata una trama originale e ben sviluppata con personaggi ben caratterizzati fin da subito. Purtroppo l’originalità del protagonista Marvin non la si ritrova nella figura del poliziotto burbero e che agisce fuori dalle regole (come non pensare al Montalbano camilleriano?) per il quale sarebbe stato più opportuno l’inserimento di alcuni elementi di unicità. Interessante sin dalle prime battute, spinge a continuare nella lettura coinvolgendo e intrigando nonostante la presenza di alcune ingenuità nei dialoghi (“senti pivello”) e alcune ambiguità narrative (Tony racconta la sua vita perdendo la “voce” che aveva avuto fino a quel momento e diventando una voce narrante poco credibile) e qualche salto di logica (Marvin ricorda un’uscita sulla Tour Eiffel con l’amata che in effetti poco prima dice di non aver ancora fatto). Indubbiamente degno di attenzione.
5.00Il testo è riconducibile concettualmente alle sceneggiature di film e telefilm polizieschi americani. Il linguaggio con cui i personaggi si esprimono è figlio di quell’ormai tipico e abusato slang di strada infarcito dei vari “fottuto”,“sbirro”, “storia sporca” e così via. Il personaggio del duro istintivo, lo sbirro figlio di puttana che se ne frega delle regole, contrapposto al pivellino ligio, indefesso, riflessivo, che cerca di colmare le proprie lacune ascoltando il veterano che ne sa più di lui e parla come il duro dei film. Il tutto è già sentito, stereotipato, e perciò poco interessante. Il racconto potrebbe funzionare solo se la storia fosse eccezionalmente stimolante. Cosa che per ora non sembra essere. Il testo presenta anche meccanismi tipici della sceneggiatura, poco funzionali nella letteratura. Si pensi a questo scambio: «Il tuo stato di servizio parla per te: gavetta alla narcotici, alla buon costume, alla omicidi e, infine, ispettore. Un bel curriculum per un italo-americano che non è nemmeno arrivato a quarant’anni. Hai poche amicizie e un carattere duro – questo non l’ho scritto io ma qualcuno che ti conosce bene. Sei uno con le palle a cui la carriera da sbirro si è cucita addosso alla perfezione. » È il classico «spiegone», l’esposizione di fatti accaduti o di tratti caratteriali dei personaggi di cui lo spettatore deve essere a conoscenza per comprendere la trama, ottenuta attraverso i dialoghi. Se però in una sceneggiatura di ficiton può funzionare, (meno in una cinematografica dove si ragiona per immagini) risulta poco efficace in un romanzo. Un dialogo così, infatti, finisce per essere poco credibile e noioso. È più bello leggere la prosa dei fatti e, per quanto riguarda i tratti caratteriali, apprenderli attraverso le azioni dei personaggi stessi. In conclusione, un testo acerbo, troppo influenzato dal cinema, che aggiunge poco ai quintali di letteratura/pellicola poliziesca prodotti dagli anni Settanta a oggi.
6.00Il contenuto è senz'altro ben scritto, non ho notato errori grammaticali e il testo sembra interessante. Tuttavia questo incipit non è riuscito a coinvolgermi più di tanto (certo non sono dieci pagine a bastare) però in altri casi è stato diverso. Complessivamente do la sufficienza perché non vedo aspetti particolarmente negativi, ma sicuramente ci si può lavorare sopra, magari cercando di aumentare i ritmi della narrazione.
8.67Pare strano che un romanzo ambientato tra gli Stati Uniti e la Francia possa essere scritto da un italiano.Sicuramente un italiano che conosce bene i due ambienti.Un anziano poliziotto,figlio di una prostituta,e cresciuto nei bordelli,si interfaccia con il suo giovane allievo,uscito fresco-fresco dall'accademia.Un giovane pittore bohemien,irlandese,intraprende una liason con una cameriera francese.Le due storie paiono inconciliabili con l'incipit.Ma sicuramente alla fine del romanzo tutti i fili verranno riattaccati.Complimenti a Ubywan1
7.67Dopo aver letto la sinossi e l'incipit, a parte il riferimento al protagonista Marvin e agli atri due coprotagonisti (Tony Trapani e Sophie, la donna Monica e' Sophie?), non si comprende il collegamento fra i due testi. Ciò' significa che non si intuisce molto del resto della storia dall'incipit. A prescindere da questo rilievo, l'incipit e' abbastanza accattivante, anche se non particolarmente originale. I personaggi lasciano un po' perplessi, nel senso che per il lettore risultano enigmatici, ma questo rende coinvolgente la storia. Corretta la sintassi, l'ortografia e la grammatica per cui il testo si legge in modo agevole.
6.67una buonissima trama, sviluppata anche in modo corretto sia grammaticale che formale. All'inizio può sempbrare la solita storia di un detective che poi si sviluppa in un racconto notevolmente più profondo e quindi più vivo ed interessante. Incuriosisce il lettore ad andare aventi
7.33Una scrittura a tratti splendida (alcune figure retoriche sono veramente notevoli!) rende questo incipit molto accattivante. Gli unici difetti riscontrati riguardano tre aspetti: il primo concerne i dialoghi fra i protagonisti (sia la coppia di poliziotti che gli amanti parigini), che parlano tutti allo stesso modo, con gli stessi termini e con gli stessi ritmi (che poi sono quelli della narrazione); il secondo riguarda la scarsa veridicità della confidenza del poliziotto esperto al più giovane: appare poco probabile che una verità così intima (ed infatti conosciuta solo dal capitano, superiore gerarchico e vecchio amico) possa essere poi condivisa dall'ispettore con un collega appena affiancatogli; terzo, volendo restare nella "categoria" della storia, "troppe cartucce" sparate nelle primissime pagine: forse lasciare un po' di spazio all'immaginazione del lettore potrebbe giovare... Nonostante questi appunti, ribadisco che l'incipit è molto accattivante.
7.33Un incipic molto buono per grana linguistica e carattezzazione dei personaggi, con due pecche: qualche frase fatta di troppo nel gergo dei poliziotti e l'ambientazione all'estero (Oklahoma, Mississippi, piantagioni di cotone, La Senna, suonano poco credibili anche se l'autore sembra padroneggiarle).
5.67L'incipit è pieno di dialoghi. Ma i dialoghi, anziché chiarire, è come se rendessero più oscura la vicenda. Vicenda che - in sé - è assurda, e l'autore non usa nessuno stratagemma per farci entrare nel suo mondo e farci accettare poco per volta la parte sovrannaturale... Insomma... Ho avuto la sensazione di navigare in un qualcosa di scritto decentemente ma con una trama talmente assurda e fuori luogo che non mi ha fatto entrare per nulla nella vicenda. L'abuso dei dialoghi, inoltre, non mi ha fatto riconoscere nei personaggi, non me li ha fatti capire. Nel senso che un dialogo come questo, per esempio, "Vado a dormire" "A quanto pare, hai le palle" sono talmente irrealistici e fanno subito pensare al cinema USA di serie Z più che alla letteratura, che - personalmente - mi hanno dato l'orticaria e mi hanno gettato nella confusione più assoluta. In definitiva: stile buono, secco... inventiva sottozero.
9.00Incipit d'impatto, che si legge d'un fiato e ci lascia con la curiosità di andare avanti nella lettura. L'autore dimostra una padronanza invidiabile della lingua e di diversi linguaggi di genere (nei 2 capitoli, si cimenta nel poliziesco e nel romanzo "bohémien", in entrambi i casi con ottimi risultati). In particolare ho apprezzato il ritmo preciso e incalzante e la scelta delle lessico. Unica pecca (a parte 1 solo refuso di battitura "dei mie diciotto anni") è che non si alluda al "patto col Diavolo", che sembra, dalla sinossi, essere la chiave della storia. Ma, a mio avviso, questa pecca è da attribuire alle regole rigide del concorso, e non al manoscritto, che merita, tanto. I miei complimenti, e in bocca al lupo!
4.67L'incipit di questo romanzo racconta due storie, completamente separate, che non hanno niente a che fare con la sinossi. Dovendo giudicare solo l'incipit, devo dire di non aver trovato il romanzo molto interessante. La prima storia parla i due poliziotti americani che rispondono, in tutto e per tutto, allo stereotipo dei poliziotti americani. Tutto quello che fanno e dicono è qualcosa che il lettore ha già letto e visto. La seconda storia è ambientata a Parigi e parla della nascente storia d'amore fra un pittore e una cameriera. Anche in questo caso, niente di nuovo e niente di originale.
5.33I due capitoli sono sostanzialmente diversi. Nel primo prevale il dialogo (eccessivo) e la caratterizzazione dei personaggi non mi pare adeguata (d'altra parte, per quanto si dice nella sinossi, non si tratta dei protagonisti). Nella seconda parte, invece, la scena si sposta a Parigi e il testo pare scritto da un'altra persona. La differenza tra i due capitoli è notevole e, a mio giudizio, lascia sbigottito il lettore. C'è qualche virgola fuori posto ma, tutto sommato, l'uso della lingua è corretto, anche se indulge troppo spesso a parole 'forti'.
5.00Intreccio già sentito, troppi luoghi comuni. Diloghi da detective americani "figli di puttana". Manca originalità. Il linguaggio ed il ritmo sono invece buoni. Per gli appassionati del genere.
8.33Fin da subito si entra nella storia. Lo stile è asciutto e veloce, il racconto è ben strutturato, i personaggi e le immagini sono credibili. La prosa piena ( a volte poetica… “il pittore si era sciupato a rincorrere una sfumatura di grigio preziosa e intensa come il freddo che l’aveva intirizzito”. Oppure: “… mentre i suoi sospiri erravano sui fianchi di lei”). L’intreccio è ben costruito, la sintassi è buona – insomma, promette bene e leggerei volentieri il seguito.
6.67Il migliore degli incipit letti, lontano però dal poter essere motivo di vanto, data l’inconsistenza degli altri quattordici. Le prime pagine infatti non sono entusiasmanti, tutt’altro: quei dialoghi presi a prestito da una cattiva sceneggiatura di un brutto telefilm degli anni settanta lasciano un po’ perplessi, con l’aggravante che l’ambientazione è rischiosa e mette sulla difensiva, obbligando a considerare con occhio critico ogni riferimento. Il duro tutto di un pezzo che sbraca subito raccontando dì sé alla prima occasione è poco credibile, così come quel “dammi del tu” che nella lingua che si suppone i due parlino, non ha senso. Anche l’appostamento davanti a casa del criminale a tutto tondo è ridicolo: l’astuto ispettore per non lasciare tracce non vuota il posacenere ma resta inchiodato in macchina a fumare per otto ore filate? La parte che si svolge a Parigi va decisamente meglio (a parte il mercedi che NON vuole l’accento, controllare per favore, ci vuole così poco…), c’è qualche spunto più originale e meno cliché.
Ora smettete di ridere. E di chiedervi chi sia un giocatore equilibrato e chi un opportunista. E se hanno tutti letto la stessa cosa.
Da tutti i giudizi ho capito che i tempi narrativi dell'investigatore devono essere rivisti. Questo è uno dei pochi dati concreti. Ho dei dubbi sul linguaggio del "poliziesco": come parlavano i poliziotti negli anni '70? Come li mostrano nei film gli americani? Perché allora il linguaggio va bene, anche se è da "poliziesco di serie Z".
Veniamo poi al fatto che il poliziotto sia un cliché: è vero, ma il bello è che poi tale cliché viene rovesciato e il rovesciamento è tanto più efficace, narrativamente parlando, tanto più è cliché prima.
Veniamo all'immedesimazione del lettore: c'è chi mi dice che entra subito nella storia e chi che non riesce a farlo, chi ha ragione?
Veniamo ai giudizi, uno per uno.
1) 7.33 Il giudizio segna le critiche (assolutamente motivate) ma assegna un "buon" punteggio. Come devo giudicarlo? Non è O(pportunista) e non è S(uperficiale), quindi è E(quilibrato). Suggerisce di sistemare la voce di Tony quando diventa narratore. Si può, anzi, si deve fare.
2) 5.00 Il secondo giudizio è stupendo: nella sinossi ho scritto che il libro è un fantastico e ci sono due storie che si intrecciano: questo deve aver letto solo il primo capitolo senza nemmeno accorgersi che c'era la parte di Marvin. In sostanza qui si va oltre l'opportunismo, si tratta di boicottaggio. O(pportunista).
3) 6.00 Il terzo mi suggerisce di aumentare il ritmo della narrazione. Si può fare, benché altri notino che il ritmo è incalzante. E.
4) 8.67 Il quarto mi loda (grazie) ma attenzione alla cosa importante: gli ho reso l'idea di conoscere bene gli ambienti dove avviene la narrazione. E.
5) 7.67 I personaggi sono enigmatici e questo rende intrigante la storia. Ricordiamocelo, la storia è accattivante. E.
6) 6.67 Incuriosisce il lettore. La storia è accattivante. E.
7) 7.33 Scrittura splendida, accattivante. Alcune imprecisioni sui comportamenti di Tony che occorre registrare, e lo faremo. E.
8) 7.33 Personaggi ben caratterizzati. Una domanda da fare, però: se sembriamo padroneggiare i luoghi, come mai gli sembrano inverosimili? Se suonano inverosimili vuol dire che non li padroneggiamo. Deve accordarsi con 4). Comunque, E.
9) 5.67 Dialoghi che oscurano la vicenda, incapacità di far entrare il lettore nel mio mondo. Giudizio inconciliabile con 6), 7) e 8). Chi ha ragione? A mia opinione i tre, perché è più utile sbagliare al ribasso che al rialzo (ci si farebbe solo del male a sopravvalutare le opere altrui). Sono indeciso tra S(uperficiale) e O.
10) 9.00 Ha trovato un errore di battitura e ha segnalato la mancanza del patto col diavolo (che purtroppo arriverà dopo). Non può essere S, non può essere O, quindi è senz'altro E.
11) 4.67 Il romanzo non gli sembra interessante. Esattamente il contrario di 6), 7) e 8). Poi le due parti sono già lette. Il punto, come dice la sinossi (quale ha letto, visto che gli altri l'hanno capita?), è che le due trame inconciliabili si mischiano. E' tutto già letto nel senso che hai già letto romanzi che mischiano le due cose? Quali sono per cortesia? Oppure cosa c'è che non ha capito o non ha voluto capire? S o O?
12) 5.33 La differenza tra i capitoli è notevole. Vero, e infatti lo è anche il genere. E' che poi si mischiano. A parte la caratterizzazione da bilanciare, quali altri problemi giustificano un voto tanto basso? O, per forza.
13) 5.00 Per gli appassionati del genere? Di quale? 12) dice che c'è un netto stacco tra i generi, cosa che lui non ha notato, perché non ne accenna. Perché? Perché ha letto solo il primo capitolo e forse nemmeno la sinossi! Boicottaggio anche questo. O.
14) 8.33 Fin da subito si entra nella storia (andrebbe spiegato a 13)). Personaggi e immagini credibili. Cosa devo dedurne? E.
15) 6.67 Questo fa un'importante nota: che in inglese effettivamente si da sempre del tu. Ci sta. Come vedete, questo giudizio è credibile. Questo giudizio ha senso. Il lettore mi ha criticato, ma il voto è positivo. Il lettore non è un O, non è un S e quindi è un E. Questo giudizio, peraltro è per me emblematico. L'opera viene in parte stroncate ma il giudizio è tutto sommato positivo. Questo giudizio mi fa dubitare di tutti i giudizi negativi espressi dagli altri rendendoli assolutamente pretestuosi. L'unica giustificazione è che siano stati gli altri che ha letto, essendo orribili, ad aver reso il voto positivo. Questo significa, banalmente, che, purtroppo. ogni giudizio rischia di non essere obiettivo ma viziato anche dalle opere altrui. una scala di giudizio relativa, quindi.

Tiriamo le somme. C'è del lavoro da fare su Tony, il che darà modo a me e a Marco di rendere l'opera perfetta. L'anno prossimo, boicottaggi a parte, vinciamo noi.

venerdì 18 aprile 2014

Pasqua di fuoco

E' uscito il formato digitale de Il Sigillo del Fuoco.
Lo trovate su tutti gli store, per qualsiasi dispositivo.
Buona Pasqua!

martedì 15 aprile 2014

Codex Gilgamesh a Steampunk Italia

Segnalo la recensione di Codex Gilgamesh sul sito di Steampunk Italia a questo indirizzo. Il fatto che il mio romanzo sia piaciuto anche a loro, che sono esperti nel genere, mi risulta particolarmente gratificante. Ho fatto un buon lavoro, insomma. Che aspettate a leggerlo? ;-)

mercoledì 26 marzo 2014

Qualche piccola novità

Quest'anno andrò al Salone del libro di Torino, un po' per rivedere di persona Mauro di Dunwich e per parlare con lui dei progetti futuri, un po' perché sabato 9 alle 15 presento il romanzo steampunk Ultima - La città delle contrade scritto da Carlo Vincenzi, cui ho curato l'introduzione. Sarà una bella occasione per parlare un poco di Spaghetti Steampunk e di come in Italia si scriva di fantastico senza dover invidiare nessuno. A Torino.
Nel frattempo ho spedito Tirseno alla S.P.E.C.T.R.E., un gruppo di lettori che valuta inediti con l'intento di fornire informazioni agli autori per migliorare i loro scritti. Ho ricevuto importanti informazioni che mi permetteranno di migliorare Tirseno ancora in un paio di punti (in alcuni colpi di scena e sui profili di alcuni personaggi). Poi sarà finito per davvero e vedremo che sorte subirà.
A presto.

venerdì 7 marzo 2014

La citta di Acri, il Regno di Cesse e il sultano Babi

Quella che vi narro è una leggenda del popolo Cananeo, o per lo meno, per tale viene spacciata da chi me l'ha raccontata. Come egli fece con me, io faccio con voi.
La storia che vi voglio narrare è ambientata tanto tempo fa, in quel crogiolo di popoli che fu la mezzaluna fertile. Questa storia narra le vicende della città operosa e felice di Acri. Questa città vedeva i suoi abitanti produrre armi complesse ed efficaci per il tempo che avevano permesso ad Acri di mantenersi libera dalle conquiste e prospera. Gli abitanti erano tanto affaccendati ed efficienti che avevano smesso di occuparsi delle questioni della loro città per dedicarsi ai propri mestieri e avevano conferito a un consiglio di capitani del popolo il compito di amministrarli.
Un brutto giorno il sultano Babi convocò il re di Cesse, suo vassallo, per informarlo di come gli fossero giunte voci di movimenti di popoli nomadi che, dalle terre ancora più a oriente, minacciavano di invadere le terre di Cesse prima e quelle del sultano poi. Visto l'amore cavalleresco che li univa, il sultano di Babi decise di aiutare il re di Cesse ma, nonostante il gran numero di soldati, c'era la possibilità che il regno di Cesse sarebbe caduto. Anche il regno di Cesse produceva armi ma lance e spade e scudi erano di gran lunga inferiori a quelli a disposizioni dei nomadi.
- Come farò allora? - domandò il re di Cesse.
- Conquista Acri - gli suggerì il sultano - gli uomini di quella città producono armi molto migliori di quelle fatte dai tuoi schiavi e potrai farli schiavi a loro volta e mandarli a combattere contro i barbari.
- Ma come faccio a conquistare una città che ha armi più potenti? - si lamentò il re di Cesse.
- Hai molto oro, usalo.
- Ma con l'oro non si fanno armi potenti.
- Usa l'oro per corrompere i capitani del popolo di Acri, sciocco! Così essi ti consegneranno la città senza colpo ferire.
E così fu. Il re di Cesse mandò degli emissari, riempì d'oro i capitani di Acri che gli aprirono le porte consegnandogli la città e mantennero il potere come valvassori di Cesse e del sultano Babi. L'invasione dei nomadi fu arginata al prezzo della vita e della libertà di Acri ma Cesse visse altri lunghi lustri di splendore.
La morale di questa favola potrebbe essere riassunta nel fatto che l'oro arriva dove non arriva l'acciaio oppure nel fatto che ogni uomo libero rimane tale finché cura i propri affari e non li delega ma la storia non finisce qui.
La storia che mi è stata narrata giunge da fonti cananee e ho approfondito l'argomento. I cananei l'hanno ereditata dai mitanni e dagli ittiti, e questi dagli assiri, che a loro volta l'hanno sentita dai babilonesi che, infine, l'hanno appresa dai sumeri. E la storia che scrissero i sumeri non termina qui, ma continua, anche se per molto poco. La storia sumera narra che un giovane di Acri non accettò ciò che era successo e che non si piegò agli accaduti. Questo giovane, privo di legami ma colmo di coraggio e sdegno, decise di immolare la propria vita alla Dea della Vendetta e iniziò a trovare e macellare i capitani del popolo che avevano venduto la città. Uno a uno caddero tutti, loro e le loro famiglie, trucidati dall'ira del vendicatore. Il re di Cesse fu trovato avvelenato e il sultano Babi perì durante una battuta di caccia, trafitto da una freccia. Questa aggiunta non cambia l'esito della storia, ma ne altera la morale: basta un uomo solo a raddrizzare i torti.
Si capisce come i popoli che ereditarono la storia, dai babilonesi in poi, e tutti con forme politiche più vicine agli imperi che alla federazione di città-stato come i sumeri, alterarono la storia per nascondere il vero finale: i pastori non vogliono che gli agnelli sappiano che possono mutare in lupi...

giovedì 16 gennaio 2014

Credere nello scrittore?

Il mio professore di Scienza della Politica sosteneva (a ragione) che essere eletti conferisce il diritto di rappresentare ma non la capacità di farlo. Similmente, la possibilità di esprimere il proprio parere su qualcosa (e su qualsiasi cosa, da una partita di calcio a un dipinto o, in questo caso, a un'opera letteraria) non significa avere la capacità di farlo. Possedere un blog con mille, diecimila, centomila follower, allo stesso modo, non significa che la tua opinione contenuta in un post sia competente rispetto all'argomento trattato dal post.
Questa premessa era necessaria, ora veniamo all'argomento che voglio affrontare. Ho letto in rete una "critica" a un romanzo steampunk. Non al mio. Ma non è questo il punto. Il punto è che quando si legge un libro, si stabilisce un patto. Questo patto ha delle regole che devono essere rispettate, da ambo le parti, ovvero sia dallo scrittore che dal lettore. Non è un patto univoco, in sostanza.
Veniamo alle regole dello scrittore: uno scrittore ha il dovere di realizzare un'opera leggibile, verosimile, coerente (che non entri in contraddizione con sé stessa).
Anche il lettore ha dei doveri, doveri che molto spesso tende a dimenticare (o proprio ignora): il lettore deve come prima cosa aggiungere tutto ciò che manca e, per ciò che è narrato invece, deve credere allo scrittore.
Facciamo degli esempi. Io scrittore scrivo che John si addormenta tra le radici di una quercia. Prima non ho scritto che John soffre di narcolessia, non ho scritto che diluvia, che ci sono due metri di neve, eccetera, quindi io scrittore ho rispettato le mie regole. Ora il lettore deve metterci del suo: deve immaginarsi la quercia con le sue grandi fronde, eccetera, non lamentarsi perché non gli ho descritto la quercia. La quercia è una quercia (perché non ho detto altro).
E questo era un caso facile.
Vediamo ora un caso più complesso, un caso horror. Se lo scrittore dice che c'è un fantasma, c'è un fantasma. Se non specifica di cosa è fatto un fantasma, come si forma un fantasma, perché esiste un fantasma, significa che il lettore deve metterci quello che conosce sui fantasmi, non lamentarsi perché non è spiegato che cosa sia un fantasma. Perchè poi, se viene spiegato, il lettore/"critico" si lamenta dell'infodump (una pratica che i "critici" ritengono molesta - e ho scritto "critico" tra virgolette perché la mia opinione circa questa pratica è sintetizzata dal primo paragrafo: il fatto che si possa criticare qualcosa su un blog non conferisce la capacità di farlo). Ancora, mio caro lettore, non puoi lamentarti del fatto che lo scrittore non possa usare un fantasma perché i fantasmi non esistono: è un horror. hai notato a cosa servono i generi? Abbiamo detto che è un horror, non un romanzo storico: sarebbe come lamentarsi di un romanzo di fantascienza perché tratta fatti non ancora accaduti e quindi falsi.
Fantascienza, appena citata. L'astronave fa un balzo interstellare di parecchi anni-luce. Lo fa, non è che devo farti una spiegazione di come avviene il balzo a livello quantistico, lo fa e basta.
Fantasy, adesso. Non devo scrivere un trattato di antropologia per spiegarti come l'evoluzione darwiniana ha selezionato la razza degli elfi. Sono alti, con le orecchie a punta, esperti di magia, un po' tutti filosofi. Se in un'altra opera, di un altro autore, gli elfi sono definiti diversamente, ebbene non sono i miei. Non puoi contestare che da quell'altra parte vengono usati in modo diverso e quindi io sbaglio a descriverli. Sono i miei, punto.
Continuo, difficoltà crescente. Steampunk. Lo steampunk è retrofuturismo ambientato in epoca vittoria. Non è l'epoca vittoriana. Valgono gli schemi sociali Vittoriani, ovvio, ma quanto valgono? Come affermato in precedenza, gli schemi "classici" (o meglio lo standard: la quercia per intenderci) valgono sino al punto in cui l'autore non li ridefinisce. Esempio. Nella società vittoriana esisteva una cristallizzata etichetta per le presentazioni. Un cittadino altolocato non poteva essere salutato o rispondere al saluto di uno ritenuto inferiore se prima non veniva appositamente presentato. Questa convenzione però era valida nella società vittoriana, quella vera. Se in uno steampunk l'autore in tutte le presentazioni non segue questa pratica, ha sbagliato? Se stesse scrivendo un romanzo storico ne convengo. Ma quello di cui parliamo non è un romanzo storico, è uno steampunk, ucronico/distopico per definizione. Se le persone si salutano senza etichetta vuol dire che l'etichetta non esiste. E tale assenza, essendo mostrata dallo scrittore, non implica che egli debba per forza spiegarlo al lettore durante la narrazione: lo mostra, cosa vuole il lettore, una parentesi del tipo:

Jack si presentò a John con una vigorosa stretta di mano (perché in questo romanzo la società vittoriana è ucronica e non esiste l'etichetta come in quella originale).

Cioè, caro "critico"/lettore, questo volete? Volete le postille? Volete le note a piè di pagina? Volete spiegata ogni cosa? C'è una gigantesca aeromobile a vapore costituita da un dirigibile che contiene minuscoli aeroplani: in epoca vittoriana non esistevano quindi è un errore? Mi scappa da ridere.
Torniamo al patto di cui ho parlato all'inizio. Lo scrittore e il lettore devono rispettare questo patto. Il lettore ci deve mettere del suo quando non è lo scrittore a specificare. Se lo scrittore scrive, che so, che nel suo romanzo fantasy i draghi hanno otto braccia, il lettore non può lamentarsi che è sbagliato perché i draghi non hanno otto braccia. I draghi di quel mondo hanno otto braccia, te lo mostra lo scrittore, cosa vuoi di più? E tutte le volte che lo scrittore fa agire o parla di un drago, ricorda che ha otto braccia, cioè non entra in contraddizione. Tu, lettore/"critico", perché non gli credi?
Sapete perché il lettore/"critico" non crede? Perché, così come non ci si può improvvisare scrittori, non ci si pò improvvisare lettori o "critici". Non si è capaci di leggere perché il cervello riconosce le lettere, le parole, le frasi. Si è capaci di leggere se si vede il romanzo che c'è dietro il libro (si legga, al riguardo, il mio precedente post), non se si riconoscono le parole.
Così come è pieno di scrittori improvvisati, così è pieno di "critici" e lettori improvvisati.
Non è che molti lettori o "critici" sono in realtà individui che ambiscono a scrivere? Non è che leggono un romanzo non rispettando le regole del lettore ma lo leggono pensandosi scrittori e percepiscono come errori tutto ciò che essi avessero fatto diversamente? Se ci sono errori si evidenziano, ci mancherebbe, ma non si "inventano" errori per aumentare le battute del post e il seguito di lettori.
Si, perché la "critica" vive nel paradosso: meno la critica è costruttiva e più è feroce, più viene apprezzata. Quindi, qualsiasi critica verrà percepita più "vera" quanto più sarà spietata. Anche questo post, che in sostanza, non è altro che una critica alla critica.
Un saluto