martedì 12 giugno 2018

San Michele e i migranti


Sei in giardino che poti la siepe. Quando capita ti allunghi ed estirpi un'erbaccia. E mentre ripulisci il giardino si aggrovigliano idee e soluzioni per risolvere questo drammatico problema dell'immigrazione. Non che sia tuo compito farlo ma i pensieri corrono liberi e i rimandi a questi disperati che cercano fortuna lontano dalla loro terra si fanno pressanti. E a quel punto arriva la soluzione. Dal cielo. Letteralmente. A una spanna da te atterra un cherubino. Con la bionda chioma riccia e fluente e le impressionanti ali bianche. Sorride.
«Sono San Michele Arcangelo e ti ho scelto per risolvere il problema dei migranti» ti fa con voce musicale.
Tu ti sbigottisci e, senza dire una sola parola, estrai il cellulare dai pantaloni e ti fai un selfie con lui.
San Michele si mette in posa poi ti gela mentre ricontrolli le foto.
«Sono come i vampiri, non vengo in fotografia e non mi vedo allo specchio.»
Tu sbuffi e riponi il cellulare, lui ricomincia.
«Dicevo che ho scelto te per risolvere il problema dei migranti.»
Tu torni sul pezzo e annuisci. «Mi hai scelto per la mia caratura morale? Per la mia fede cristallina? Per la mia vivace intelligenza?»
«Ti ho scelto perché sei l'unico a usare il termine flamberga per descrivere la mia spada.»
«Ah.»
Ti porge uno scettro di legno e ti catechizza. «Con questo scettro toccherai la testa di coloro che te lo chiederanno e accadrà il miracolo: verrà trasportato dove desidera, gli verrà creato un documento valido e assegnati una casa e un lavoro.»
Tu non ci credi e lo guardi stralunato. San Michele ti rifila una pacca sulla spalla che quasi ti capovolge. «Vai, che aspetti? Solo un miracolo può sistemare le cose.»
Prima che possa chiedere altre spiegazioni, l’arcangelo decolla e scompare tra le nubi. Tu allora deglutisci e ti assumi le responsabilità di ciò che deve accadere. Fai il pieno alla macchina e parti, diretto a sud, verso uno dei porti degli sbarchi. Riesci a farti ascoltare dalle autorità, affronti i paradossi della burocrazia, eviti l’arresto per un pelo e alla fine riesci a dimostrare il potere dello scettro, facendo scomparire un disperato appena arrivato. Si scatena l’euforia. Un funzionario entusiasta di fa accompagnare da una scorta armata sino al porto, dove sono stati affastellati gli ultimi disperati portati dal mare.
Ti guardano tutti con un misto di ammirazione, timore, invidia e diffidenza. Tu serri lo scettro e ti avvicini agli altri uomini appena approdati. Gli chiedi dove vorrebbe andare, dove sogna di vivere. Lui sussurra una località impronunciabile del Nord Europa, gli sfiori la fronte e questo scompare lasciando uno sbuffo di polvere scintillante.
L’euforia contagia la massa, frenata a stento dai soldati. Tu continui con la tua missione e, uno a uno, fai scomparire tutti i migranti. Tutta la prima ondata, perché dal mare giunge una nuova ondata di gommoni tratti in salvo da una carretta del mare che il Mediterraneo ha risparmiato.
Rifiati e vieni raggiunto da una ragazza carina che indossa una divisa color kaki, giubbetto arancione fosforescente e occhiali da sole.
«Cosa fa di preciso quella bacchetta?»
«Scettro. Lo scettro manda chi colpisco nel luogo dove vuole andare. Gli fornisce un documento valido, un luogo dove vivere e un lavoro.»
«Quindi se un immigrato vuole andare a Monaco di Baviera si concentra e compare là?»
«Esatto.»
«Si concentra sulle isole Fiji e si ritrova in riva al mare.»
«Esatto.»
«Con una casa e un lavoro?»
«Sì, esatto.»
«Ma il lavoro è a tempo indeterminato? Rispetta i minimi sindacali? Apre una posizione pensionistica?» insiste l’operatrice.
Tu sbotti. «Me lo ha dato San Michele, mica la Camusso.»
Guardate entrambi la nuova fila di immigrati appena sbarcati. Lei non sembra capire che non hai voglia di parlare.
«Sai, io ho laurea in Scienze delle Comunicazioni. Con il massimo dei voti.»
Annuisci, senza badare troppo a quel che dice. Lei continua.
«Ho cercato lavoro ma ho trovato solo un posto da centralinista in un call-center. Mi pagavano 800 euro al mese. I primi tre li ho fatti lavorando gratis, come stage, dopo mi assumevano e mi licenziavano, mi riassumevano e mi licenziavano di nuovo. Poi hanno trasferito tutto in Moldavia e non mi hanno riassunta più. Ora faccio l’operatrice sociale.»
«Vedo. Ti pagheranno meglio, immagino.»
«Mi danno il rimborso spese, solo questo» ti regala un sorriso infelice. «Vorrei farmi una famiglia ma il mio moroso fa i turni e stiamo pagando il mutuo della casa. Mio papà aveva una piccola azienda che lavorava per il Comune. Il Comune ha smesso di pagare ma lo Stato pretendeva ugualmente il pagamento delle tasse, le tasse su un lavoro non pagato. È fallito. Aveva sette dipendenti.»
I vostri sguardi si intrecciano. Capisci davvero cosa pensa quando scatta verso di te, afferra lo scettro e se lo picchia in testa.
La donna scompare, come accaduto a tutti gli altri migranti, lasciando uno sbuffo argentino che svanisce luccicando.
Hai un attimo di sbandamento, poi ti accorgi che tutti gli altri operatori hanno visto cosa è accaduto. E capiscono. In un attimo sei sommerso dagli italiani, che prendono a testate lo scettro e scompaiono. Poi arrivano i migranti, un fiume umano che si aggiunge all’altro. Una marea di persone che scappa. Uomini e donne che si accalcano su ti te sino a soffocarti, scomparendo uno dopo l’altro.
Ti ritrovi a terra, sudato, con il fiato corto, ma hai spazio e l’aria fresca del mare giunge a recarti nuovo sollievo.
Ti rialzi e scopri il porto deserto. I gommoni dondolano, schiaffeggiati dalle onde. I mezzi di assistenza e del personale sono abbandonati. Le bandiere e i gabbiani garriscono.
Senti delle voci e vedi altri militari e il personale dell’accoglienza che corrono verso di te.
Il funzionario che gestisce la situazione ti prende sottobraccio e ti racconta che ciò che stai facendo è stato comunicato ai politici che contano, a Roma. Ti dice che stanno preparando una legge. Che il potere che ti è stato dato forse è troppo per un uomo solo. Ti dice che non è corretto spedire tutti dove desiderano senza domandare il permesso agli altri Stati, senza chiedere un centesimo, senza pensare alle conseguenze. Ti dice che il tuo miracolo sta compromettendo accordi, contratti, affari. Che arriverà anche qualcuno dal Vaticano, che c’era un giro economico attorno alla gestione dei migranti, che hai pestato i piedi a qualcuno e che adesso ti serve protezione.
Pensi alla tua vita, buttata per colpa di un miracolo. Pensi alla tua nuova vita, grazie a un miracolo. E ridi, stringi lo scettro e te lo appoggi alla fronte.

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