mercoledì 12 maggio 2010

Lettera da un amico - parte II

[…] Ho passato la mattina del tre maggio a riflettere. Stavo coricato sulla poltrona e guardavo la pioggia scrosciante che batteva il vetro e la strada; Lock Linnhe era schiacciato da nubi di metallo che scendevano dalle montagne cariche di un freddo anormale e malvagio. È arrivata in Italia l’eruzione islandese? Qui lo stramaledetto vichingo [è il soprannome affibbiato al vulcano da Donald, o a Fort William] ha riportato l’inverno. […] Scusami se non mi sono fatto sentire prima ma quanto accaduto dopo quella mattina mi ha provato, mi ha invecchiato, mi ha divorato. Ebbene, devi sapere che non ho dato ascolto alle richieste della cosa. Dio solo sa che cosa mi sia passato per la testa quando ho preso questa decisione; resta il fatto che, invece, avrei dovuto accettarle.

Procedo con ordine o penserai che sono diventato più pazzo di quanto io stesso non creda. Nel pomeriggio del 3 maggio, tormentato dalle paure e condizionato da un tempo infame, ho seguito il tuo consiglio e sono andato alla polizia, che ha effettuato un sopralluogo. I vicini si sono riuniti fuori dalla casa, preoccupati (non per me, ci scommetto, ma dall’idea che ci fosse qualcuno tanto disperato da profanare un B&B per commettere un furto). La poliziotta che mi accompagnava aveva l’aspetto di una persona in gamba, portava una chioma di steli biondi raccolti a coda e aveva due occhi chiari e uno sguardo asettico. Ha esaminato la porta della cucina con dei guanti da chirurgo, distribuendo polvere tutt’intorno, ma non ha trovato alcuna impronta oltre le mie e credo che abbia sospettato che sia stato io a scorticare la porta.

Avrei fatto bene a non ascoltarti e a non rivolgermi alla polizia: hai una visione del mondo anglosassone un po’ distorta dalle pietose notizie che mandi dall’Italia. Anche qui le forze dell’ordine non fanno i salti di gioia per aiutare i contribuenti e rappresentano una casta. Comunque, prima che la poliziotta se ne andasse, le ho chiesto come fosse possibile che qualcuno fosse entrato in casa senza rompere una finestra o sfondare una porta. Lei mi ha chiesto di chiudere l’uscio, l’ha aperto infilando una carta di credito tra lo stipite e l’uscio in corrispondenza della serratura e mi ha confessato che tutti i B&B senza serrature blindate si aprono allo stesso modo. Si è congedata dicendomi che mi avrebbe fatto sapere e mi ha consigliato di chiamare il comando se avessi notato stranezze. Non avevo intenzione di farlo e pensavo che se avessi lasciato trascorrere abbastanza tempo, le acque si sarebbero calmate: non immaginavo che avrei rivisto i lampeggianti così presto.

Dopo che i vicini più curiosi mi hanno invaso la casa per vedere cosa ci fosse di terribile in cucina se ne sono andati inquieti come bambini dopo una storia di fantasmi. Avevo pensato di passare la notte nell’hotel che sta sopra il negozio di McCartney, ma non me la sentivo di abbandonare la casa dove ho passato metà della mia vita e affrontare tutti quelli che, dal giorno dopo, mi avrebbero preso per un pazzo che distrugge le porte e scappa dalla propria ombra.

Ha piovuto fino a sera e, con buona pace dei reumatismi, sono andato a letto a un orario impossibile per uno scozzese. Verso mezzanotte ho spento le luci della mia camera ma Nessie ha cominciato a ululare e ha fatto il giro della casa per abbaiare sotto la mia finestra. Dalla casa non proveniva alcun rumore, allora ho preso il coraggio a due mani e la spada, sono uscito, ho richiamato il cane e l’ho legato con la catena alla cuccia per impedire che mi tenesse sveglio (o che scappasse sotto la pioggia battente). Quando sono tornato a letto, Nessie abbaiava ancora, poi a un tratto ha cominciato a gagnolare e infine se ne è stata zitta. Mi sono sentito sollevato ma la notte è stata pervasa da terribili incubi (che purtroppo, o per fortuna, non ricordo).

La mattina del 4 maggio mi sono svegliato con la sirena di un’auto della polizia. L’agente che aveva effettuato il sopralluogo ieri mi ha sorpreso in vestaglia: aveva una faccia lunga, scura e mi avrebbe di sicuro interrogato se, prima che parlasse, non avessi visto una strisciata rossa sulle assi del pavimento del portico e fossi svenuto.

Quello che segue è il breve racconto che sono riuscito a mettere insieme nel pomeriggio, quando mi sono dimesso firmando il firmabile e ho interrogato i vicini e recuperato il verbale della polizia.

Stamattina Warren [il vicino con il B&B] ha visto il sangue e il cadavere sulla veranda e ha chiamato la polizia che, ovviamente, ha fatto qualche domanda ai miei vicini impiccioni [Donald abita in un quartiere dove vige la “Neighbourhood watch”: abitanti che controllano il vicinato e si rivolgono alla polizia qualora accadano fatti sospetti] e pare che quella strega indiana che ha sposato Jeffery abbia detto che ieri notte mi aggiravo in giardino con una spada, poco prima della morte di Nessie.

Ora starai pensando che quello che ti ho scritto è il delirio di un povero scozzese che sta varcando la soglia della follia. L’ho sospettato anch’io, a lungo seduto sul dondolo in veranda, quando guardavo i segni del sangue sulle assi e il posto dove è stata macellata Nessie: ho pensato che l’improvvisa solitudine dopo la moglie di Margareth mi avesse scosso al punto da procurarmi le allucinazioni e che una strana forma di sonnambulismo (mai avuta prima) avesse fatto il resto. Purtroppo le cose non stanno come immaginano la polizia e i miei vicini, e non dovrò attendere il responso dei medici che stanno analizzando le mie feci e le mie urine per capire che non sono stato io a macellare e divorare il mio cane.

Ho comprato della carne, bella, succosa, e ho riempito la ciotola che fu di Nessie, in salotto; ho rimediato anche delle tagliole, e le ho messe sulle soglie di tutte le camere, poi ho preso la spada e l’ho messa sulla scrivania, accanto al medaglione di bronzo e, per ingannare il tempo nell’attesa che il mio sgradito ospite avesse deciso di tornare, ho cominciato a scriverti la mail.

Ora vorrei dirti altro, vorrei davvero, lo giuro, ma è il 5 maggio da due minuti e sento le assi del soffitto scricchiolare. Mi perdonerai se interrompo il resoconto ma è giunto il momento di vendicare Nessie.


Nessun commento: