mercoledì 19 novembre 2008

Parigi e ritorno

Ieri Marco ed io ci siamo ritrovati come di consueto per sistemare La Tela. Abbiamo accettato tutte le revisioni fate da Marco in settimana e abbiamo corretto qualcosina, qua e là.
Terminanta una breve sessione di editing ci siamo trovati a fronteggiare un problema logistico. Abbiamo ambientato alcune parti del Prologo a Parigi, sulla Rive Gaughe, vicino L'Ile de la Cité. Ci siamo posti lo scrupolo di capire come fosse veramente quello scorcio della capitale francese.
Non voglio in alcun modo fare lezioni di scrittura, ma la parte fondamentale del lavoro di uno scrittore è quello di creare descrizioni verosimili. In pratica non importa che la casa bianca dal tetto di paglia sperduta in mezzo al Pembrokeshire esista veramente, l'importante è che vengano fornite tutte quelle indicazioni che possano convincere il lettore che nel Pembrokeshire una casa del genere possa esistere davvero: più informazioni vengono fornite e più dettagliate sarà la descrizione, più verosimile diventerà l'ambientazione e maggiore sarà l'immedesimazione del lettore.
Può non sembrare così, ma quando il lettore sta inseguendo le vostre parole con la sua immaginazione, c'è una certa differenza se legge la "la strada che costeggiava la Senna era deserta" e "Quai Voltaire era deserta" (benché Quai Voltaire sia in effetti "la strada che costeggiava la Senna").
Di fronte al problema della caratterizzazione dei luoghi Marco ed io ci siamo trovati di fronte a un grosso (per noi, in effetti) problema: volevamo scrivere "Quai Voltaire era deserta", ma per farlo erano necessarie ricerche approfondite che una semplice cartina di Parigi non poteva darci. Esistevano insomma le dimensioni reali oltre a quelle letterarie per consentire l'azione dei nostri personaggi? "Dal ponte si vedeva Notre Dame" è verosimile, eppure "Da Pont Neuf si vedeva Notre Dame" è infinitamente meglio, fateci caso. La seconda forma, tuttavia, implica che scrivendola io sappia quello che dico.
"Ero seduto a un bar di piazza Garibaldi sorseggiando un Bellini e mi soffermai ad ammirare le guglie del battistero di Parma" rende molto l'idea, peccato che se in realtà vi fermaste a un bar in piazza Garibaldi non riuscireste mai a vederle perché gli alti palazzi di via Cavour ve l'impediscono.
Marco ed io ci siamo quindi chiesti: c'è un angolo di Parigi che corrisponde o che si avvicina alle nostre descrizioni? Se l'avessimo trovato, potevamo inserire i tasselli mancanti alle nostre descrizioni: il protagonista non "percorre la strada e volta a sinistra al primo incrocio", il protagonista "percorre Quai Voltarie e svolta in Rue Dophine". Per trovare lo scorcio perfetto dovevamo però necessariamente andare a Parigi.
E così abbiamo fatto. Ci siamo armati dello stretto necessario e ieri sera, alle 19 siamo partiti. Non avevamo molto tempo perché il sottoscritto aveva una partita di calcetto alle 20, ma qualcosa siamo riusciti a fare.
Evviva Google Street-view.

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