Sei in giardino che poti la siepe. Quando capita ti allunghi ed estirpi
un'erbaccia. E mentre ripulisci il giardino si aggrovigliano idee e soluzioni
per risolvere questo drammatico problema dell'immigrazione. Non che sia tuo
compito farlo ma i pensieri corrono liberi e i rimandi a questi disperati che
cercano fortuna lontano dalla loro terra si fanno pressanti. E a quel punto
arriva la soluzione. Dal cielo. Letteralmente. A una spanna da te atterra un
cherubino. Con la bionda chioma riccia e fluente e le impressionanti ali
bianche. Sorride.
«Sono San Michele Arcangelo e ti ho scelto per risolvere il problema
dei migranti» ti fa con voce musicale.
Tu ti sbigottisci e, senza dire una sola parola, estrai il cellulare
dai pantaloni e ti fai un selfie con lui.
San Michele si mette in posa poi ti gela mentre ricontrolli le foto.
«Sono come i vampiri, non vengo in fotografia e non mi vedo allo
specchio.»
Tu sbuffi e riponi il cellulare, lui ricomincia.
«Dicevo che ho scelto te per risolvere il problema dei migranti.»
Tu torni sul pezzo e annuisci. «Mi hai scelto per la mia caratura
morale? Per la mia fede cristallina? Per la mia vivace intelligenza?»
«Ti ho scelto perché sei l'unico a usare il termine flamberga per
descrivere la mia spada.»
«Ah.»
Ti porge uno scettro di legno e ti catechizza. «Con questo scettro
toccherai la testa di coloro che te lo chiederanno e accadrà il miracolo: verrà
trasportato dove desidera, gli verrà creato un documento valido e assegnati una
casa e un lavoro.»
Tu non ci credi e lo guardi stralunato. San Michele ti rifila una pacca
sulla spalla che quasi ti capovolge. «Vai, che aspetti? Solo un miracolo può
sistemare le cose.»
Prima che possa chiedere altre spiegazioni, l’arcangelo decolla e
scompare tra le nubi. Tu allora deglutisci e ti assumi le responsabilità di ciò
che deve accadere. Fai il pieno alla macchina e parti, diretto a sud, verso uno
dei porti degli sbarchi. Riesci a farti ascoltare dalle autorità, affronti i
paradossi della burocrazia, eviti l’arresto per un pelo e alla fine riesci a
dimostrare il potere dello scettro, facendo scomparire un disperato appena arrivato.
Si scatena l’euforia. Un funzionario entusiasta di fa accompagnare da una
scorta armata sino al porto, dove sono stati affastellati gli ultimi disperati
portati dal mare.
Ti guardano tutti con un misto di ammirazione, timore, invidia e
diffidenza. Tu serri lo scettro e ti avvicini agli altri uomini appena
approdati. Gli chiedi dove vorrebbe andare, dove sogna di vivere. Lui sussurra
una località impronunciabile del Nord Europa, gli sfiori la fronte e questo
scompare lasciando uno sbuffo di polvere scintillante.
L’euforia contagia la massa, frenata a stento dai soldati. Tu continui
con la tua missione e, uno a uno, fai scomparire tutti i migranti. Tutta la
prima ondata, perché dal mare giunge una nuova ondata di gommoni tratti in
salvo da una carretta del mare che il Mediterraneo ha risparmiato.
Rifiati e vieni raggiunto da una ragazza carina che indossa una divisa
color kaki, giubbetto arancione fosforescente e occhiali da sole.
«Cosa fa di preciso quella bacchetta?»
«Scettro. Lo scettro manda chi colpisco nel luogo dove vuole andare.
Gli fornisce un documento valido, un luogo dove vivere e un lavoro.»
«Quindi se un immigrato vuole andare a Monaco di Baviera si concentra e
compare là?»
«Esatto.»
«Si concentra sulle isole Fiji e si ritrova in riva al mare.»
«Esatto.»
«Con una casa e un lavoro?»
«Sì, esatto.»
«Ma il lavoro è a tempo indeterminato? Rispetta i minimi sindacali?
Apre una posizione pensionistica?» insiste l’operatrice.
Tu sbotti. «Me lo ha dato San Michele, mica la Camusso.»
Guardate entrambi la nuova fila di immigrati appena sbarcati. Lei non
sembra capire che non hai voglia di parlare.
«Sai, io ho laurea in Scienze delle Comunicazioni. Con il massimo dei
voti.»
Annuisci, senza badare troppo a quel che dice. Lei continua.
«Ho cercato lavoro ma ho trovato solo un posto da centralinista in un
call-center. Mi pagavano 800 euro al mese. I primi tre li ho fatti lavorando
gratis, come stage, dopo mi assumevano e mi licenziavano, mi riassumevano e mi licenziavano
di nuovo. Poi hanno trasferito tutto in Moldavia e non mi hanno riassunta più.
Ora faccio l’operatrice sociale.»
«Vedo. Ti pagheranno meglio, immagino.»
«Mi danno il rimborso spese, solo questo» ti regala un sorriso
infelice. «Vorrei farmi una famiglia ma il mio moroso fa i turni e stiamo
pagando il mutuo della casa. Mio papà aveva una piccola azienda che lavorava
per il Comune. Il Comune ha smesso di pagare ma lo Stato pretendeva ugualmente
il pagamento delle tasse, le tasse su un lavoro non pagato. È fallito. Aveva
sette dipendenti.»
I vostri sguardi si intrecciano. Capisci davvero cosa pensa quando
scatta verso di te, afferra lo scettro e se lo picchia in testa.
La donna scompare, come accaduto a tutti gli altri migranti, lasciando
uno sbuffo argentino che svanisce luccicando.
Hai un attimo di sbandamento, poi ti accorgi che tutti gli altri
operatori hanno visto cosa è accaduto. E capiscono. In un attimo sei sommerso
dagli italiani, che prendono a testate lo scettro e scompaiono. Poi arrivano i
migranti, un fiume umano che si aggiunge all’altro. Una marea di persone che
scappa. Uomini e donne che si accalcano su ti te sino a soffocarti, scomparendo
uno dopo l’altro.
Ti ritrovi a terra, sudato, con il fiato corto, ma hai spazio e l’aria
fresca del mare giunge a recarti nuovo sollievo.
Ti rialzi e scopri il porto deserto. I gommoni dondolano,
schiaffeggiati dalle onde. I mezzi di assistenza e del personale sono
abbandonati. Le bandiere e i gabbiani garriscono.
Senti delle voci e vedi altri militari e il personale dell’accoglienza
che corrono verso di te.
Il funzionario che gestisce la situazione ti prende sottobraccio e ti
racconta che ciò che stai facendo è stato comunicato ai politici che contano, a
Roma. Ti dice che stanno preparando una legge. Che il potere che ti è stato
dato forse è troppo per un uomo solo. Ti dice che non è corretto spedire tutti
dove desiderano senza domandare il permesso agli altri Stati, senza chiedere un
centesimo, senza pensare alle conseguenze. Ti dice che il tuo miracolo sta
compromettendo accordi, contratti, affari. Che arriverà anche qualcuno dal
Vaticano, che c’era un giro economico attorno alla gestione dei migranti, che
hai pestato i piedi a qualcuno e che adesso ti serve protezione.
Pensi alla tua vita, buttata per colpa di un miracolo. Pensi alla tua
nuova vita, grazie a un miracolo. E ridi, stringi lo scettro e te lo appoggi alla
fronte.